Nel post riguardante il triangolo dell’esposizione, che vi consiglio di leggere prima di questo, avevamo accennato che uno dei tre parametri che determinano la situazione in una foto e il tempo di esposizione. In quell’occasione dei eravamo anche detto che il tempo di esposizione indica l’ampiezza dell’intervallo di tempo durante il quale l’otturatore rimane aperto. Più lungo è l’intervallo di tempo, maggiore è la quantità di luce che entra. In questo post vediamo qualche dettaglio in più sui tempi di esposizione che con questo influisce sulle nostre fotografie.
Cos’è il tempo di esposizione
Il tempo di esposizione si misura in secondi o in frazioni di secondo (ad esempio 4’’ o 1/125 s). Le macchine fotografiche reflex digitali e anche le digitali compatte più avanzate danno la possibilità, nei modi di scatto non automatici, di impostare il tempo di esposizione. Il modello di macchina determina il tempo di esposizione minimo e quello massimo possibile. Ad esempio, nella Nikon D3000, il tempo di esposizione minimo è pari a 1/4000 di secondo, il tempo di esposizione massimo è pari a 30 secondi. Macchine fotografiche di più alto livello possono disporre di intervalli di tempi di esposizione più ampi. Le reflex digitali mostrano il tempo di esposizione anche all’interno del mirino. In questo caso, quando il tempo di esposizione è pari ad una frazione di secondo, il mirino visualizzerà solamente il valore al denominatore. Quando invece il tempo di esposizione è pari a un secondo o più, il mirino mostrerà il valore in secondi seguito del simbolo dei secondi (“). Avremo così ad esempio che un tempo di esposizione pari a 1/125s verrà indicata con il numero 125, mentre un tempo di esposizione pari a sei secondi verrà indicato con 6”.
Come nel caso dell’apertura, esiste un scala di tempi di esposizione, divisa in stop interi e terzi di stop. Ogni stop intero si ottiene dividendo o moltiplicando per 2 lo stop precedente e arrotondando all’intero. Il valore di partenza è 1 secondo. Un sottoinsieme della scala potrebbe essere quindi 1/1000s 1/500s 1/250s 1/125s 1/60s 1/30s 1/15s 1/8s 1/4s 1/2s 1s 2s 4s… Di nuovo, come abbiamo detto per l’apertura, anche per il tempo di esposizione le fotocamere digitali sono in grado di calcolare i terzi di stop.
Come abbiamo visto nel post che parlava dell’apertura, anche per il tempo di esposizione possiamo dire che esso non concorre solo alla determinazione della corretta quantità di luce che raggiungerà il sensore della macchina fotografica. Esso può avere un grosso impatto sull’estetica della foto, anche il tempo di esposizione costituisce uno strumento artistico nelle mani del fotografo. Da questo punto di vista, quali considerazioni possiamo fare riguardo al tempo di esposizione in relazione all’effetto che vogliamo ottenere?
Tempi di esposizione brevi
In questa categoria includiamo i tempi di esposizione pari a 1/1000 di secondo o meno. Questi valori sono necessari quando vogliamo congelare l’azione di soggetti che si muovono rapidamente. Ad esempio, ricadono in questa categoria le foto di:
- eventi sportivi,
- bambini che giocano,
- uccelli e insetti in volo,
- vegetazione mossa dal vento.
In questi casi ed in molti casi simili, è spesso necessario ricorrere a tempi di esposizione anche molto più brevi di 1/1000 s, in quanto i soggetti inquadrati possono essere veramente molto rapidi.
Il problema maggiore nell’usare i tempi di esposizione così brevi, è che viene ridotta di molto la quantità di luce che raggiunge il sensore. Perciò, a meno che non ci si trovi in un luogo molto luminoso, ad esempio sotto il sole, potrebbe diventare necessario aumentare ISO e/o l’apertura. Un vantaggio dei tempi di esposizione così rapidi invece è che difficilmente scatteremo foto mosse.
Tempi di esposizione lunghi
In questa categoria, possiamo includere i tempi di esposizione che vanno sotto il trentesimo di secondo, all’incirca. La prima cosa da tenere a mente, quando si usano tempi di esposizione di questo tipo e che sarà necessario usare un treppiede in ogni caso, al fine di evitare foto mosse.
Quando fotografiamo un soggetto fermo, come una persona in posa, un paesaggio o una natura morta, usare un tempo di esposizione lungo può non avere effetti degni di nota (escluso ovviamente il maggior quantitativo di luce acquisito dalla fotocamera). Il bello viene quando fotografiamo soggetti in movimento.
Quando usiamo tempi di esposizione lunghi le fonti di luce in movimento diventano strisce luminose, le persone che camminano diventano “fantasmi”, ecc. Questo accade perché, finché il diaframma rimane aperto il sensore continua a registrare quello che vede. Quindi, se un oggetto si sposta, il sensore registrerà tutte le posizioni in cui lo “vede”. Un uso sapiente dei tempi di esposizione lunghi permette di creare fotografie di sicuro impatto.
Tempi di esposizione molto lunghi
Penso che meritino una attenzione particolare i tempi di esposizione molto lunghi, quelli che sono nell’ordine dei minuti. In particolare si applicano spesso alla fotografia notturna. Usando esposizioni lunghe diversi minuti è possibile ottenere foto molto spettacolari di paesaggi naturali ma anche delle luci della città di notte. Per questo tipo di foto però, è necessario avere particolari attenzioni, che discuteremo in un altro momento.
I tempi di esposizione che non rientrano in nessuna delle categorie che appena elencato, sono tempi generici che funzioneranno nelle situazioni più consuete e che probabilmente non introdurranno effetti particolari nelle nostre foto.
Come sempre, con questo post ho voluto condividere quelle che secondo me sono le cose importanti da conoscere riguardo al tempo di esposizione, anche se sarebbe possibile andare molto più in dettaglio. Un esercizio molto divertente da fare è, muniti di treppiede, raggiungere un luogo in cui trovare molti oggetti in movimento e per un po’ di tempo giocare con tempi di esposizione più o meno lunghi per “vedere l’effetto che fa”.
Spero che abbiate tratto vantaggio dalla lettura di questo post. Fatemi sapere cosa ne pensate nella sezione dei commenti.