Dario Vanacore ha appena percorso un tratto di fiume molto difficile che culmina con una cascata di oltre 20 metri di altezza. Nessuno lo aveva ancora fatto.
Ovviamente si stappa una bottiglia dopo la preparazione durata molti mesi. E lo sponsor, produttore della canoa utilizzata, vuole qualche immagine, oltre a quelle del gesto sportivo, per gli articoli che faranno il giro delle riviste specializzate in tutto il mondo.
In realtà non è previsto un vero e proprio shooting pubblicitario: l’idea è quella di realizzare un breve reportagedel “backstage” dell’impresa. Quindi comincio a scattare dal giorno prima, durante il viaggio in furgone, documento le fasi di preparazione, l’allestimento del campo nel luogo dove passiamo la notte, il risveglio e le ultime fasi di concentrazione prima dell’impresa. Voglio trasmettere la tensione che, tra una battuta e l’altra per sdrammatizzare, si respira concretamente man mano che ci si avvicina al momento decisivo.
Tutto va per il meglio e all’uscita dal fiume sappiamo di trovarci nei pressi di un vecchio famoso complesso abbandonato: sono le acciaierie di Terni, famose anche per essere state location per il “Pinocchio” di Benigni. In realtà sarebbe vietato ma un’occhiata dall’esterno mi presenta una scena interessantissima: un enorme spazio vuoto e abbandonato, completamente buio con dei tagli di luce durissima che filtra da alcune finestre rotte.
Non resisto e convinco Dario ad entrare (in realtà non ci vuole molto!). Dopo alcune immagini generali usate per il video gli chiedo immediatamente di posizionarsi sotto lo “spot” naturale che illumina il centro della fabbrica.
La luce non è semplicissima e devo svolgere un po’ di regia: chiedo al canoista con il mezzo in spalla di mettersi in modo che la luce colpisca la metà del viso rivolta alla macchina, disegni bene il kayak e lasci vedere il logo dello sponsor. Non è proprio una situazione da beauty ma ben si adatta al soggetto: se noti, sotto il casco i capelli sono ancora bagnati, Dario è proprio appena sbarcato ed è uscito dal fiume carico come una molla dell’adrenalina accumulata.
Lo sguardo è interessante: trasmette tutta l’energia dell’atleta ma si percepisce già un’addolcimento per lo “scarico” che arriva necessariamente dopo un’impresa così difficile e attesa.
L’ombra in terra completa la composizione: riempiendo il buco di luce in terra equilibra la scena dando un’andamento diagonale all’inquadratura.
Gli elementi sono abbastanza centrali ma la pagaia impugnata con gesto quasi marziale (e non è un caso…alla fine per il canoista è l’arma migliore!) cade all’incirca sulla linea del terzo sinistro. Il corpo è rivolto in senso leggermente opposto allo sguardo e la torsione che ne consegue per guardare in macchina danno energia alla scena, che altrimenti risulterebbe troppo statica.
Il rosso della canoa stagliato nel buio è molto efficace: compaiono soltanto tre colori, il rosso, il nero e il bianco del casco e della luce.
Togliere è spesso uno degli strumenti più potenti della tua composizione: eliminare elementi di disturbo, scegliere solo pochi colori, semplificare, sono attitudini che si acquisiscon con il tempo e si possono allenare.
Osserva le foto dei grandi maestri: sempre si riscontra la presenza di pochi elementi ben organizzati. E’ una caratteristica di quasi tutte le più famose immagini che conosci.
Prova a fare questo esercizio: comincia a navigare in rete (magari su questo sito… i grandi classici sono sempre i migliori maestri!) e “controlla” quante volte si trova questo procedimento.
Ora guarda le tue foto migliori con occhio critico: vedrai che probabilmente le più riuscite sono quelle più semplici.
Prova ad inviare la tua foto preferita su questo argomento, quella dove maggiormente si riscontra l’esercizio di semplificazione della composizione.
Proveremo ad analizzarla insieme.