Da vari anni tengo corsi in Marocco, sto per ripartire e “festeggio” con un ritratto del 2012 ad Essaouira.
E’ dura ammetterlo ma quando un europeo vola in Africa o in Oriente si trasforma facilmente, suo malgrado, in un turista. Molti amano definirsi “viaggiatori” in base a non ben precisate differenze di categoria, ma la nostra cultura e, in fondo, la nostra vicinanza umana solo occasionale, ci fanno guardare tutto con un occhio inquinato, siamo sempre alla ricerca del folcloristico.
Verso le persone che incontriamo quasi sempre l’unico vero sentimento è quello di “rubare” una bella foto da far vedere a casa agli amici o da postare sui social network fotografici. Problema doppio quando chi abbiamo di fronte manifesta qualche evidente problema fisico.
Allora mi sono dato alcune piccole regole nel rapporto con la gente: niente foto rubate, parlare e presentarsi a chiunque tu voglia fare un ritratto e, soprattutto, non dare soldi in cambio di foto anche se la cosa è comune nelle zone battute dai turisti.
Ma propria questa fotografia è stata “pagata”: sentite perché mi sono auto-giustificato!
Siamo ad Essaouira, fuori dalla Medina, la persona ritratta sta evidentemente chiedendo l’elemosina. Quando passo di lì mi sto dirigendo alcune decine di metri oltre per un appuntamento con i partecipanti ad un workshop.
Come al solito cerco di girare vestito nel modo più anonimo possibile (nessun giubbotto professionale o roba del genere) e tengo la macchina fotografica in una sacca di tela non proprio “fotografica”, un’altra più piccola nella tasca della giacca.
Quando passo vicino all’uomo in carrozzella lui mi chiama e mi chiede una moneta apostrofandomi al grido di “Italia!”. Mi avvicino ridendo delle mie perfette capacità mimetiche e il tipo, in una lingua improbabile (io non parlo francese e lui…neppure!) mi spiega in qualche modo di avere parenti in Emilia che non vede da anni.
La conversazione va avanti per un po’ e parte una lunga contrattazione sulle sigarette che gli sto offrendo: ho sempre in tasca un pacchetto, è un ottimo modo per scambiare due parole con gli sconosciuti. Ci rimetto tutto, volentieri, e scambiamo ancora qualche parola.
Alla fine lascio anche la famosa moneta, sono titubante se chiedergli di farsi fotografare, so che si sentirebbe in obbligo e non mi piace. Mi allontano e lui si stupisce, quasi offeso crede che non mi interessi fotografarlo e mi richiama invitandomi a scattare. Quando mi volto immediatamente scelgo l’inquadratura da lontano, ampia, uso il grandangolo per includere il tutto il contesto.
Le due palme inquadrano la persona in maniera “monumentale”, ho notato che lui è posizionato esattamente al centro dell’ombra di una delle due (non è una mia richiesta come ogni tanto qualcuno suggerisce guardando questa foto, semplicemente quello è il suo posto di “lavoro”, all’ombra…si sta meglio!) e la scena mi sembra molto interessante.
La composizione è “scorretta” secondo la famosa regola dei terzi ma questo tipo di prospettiva mi aiuta a dare importanza al soggetto: mi sembra che anche da seduto sulla sua carrozzella lui controlli la situazione e riceva l’attenzione che si merita, senza nessun atteggiamento pietistico. Se fosse saldamente sui suoi piedi forse la foto avrebbe la stessa forza. L’architettura fa da quinta e tutto assume un aspetto importante. La luce è fantastica pur nella sua crudezza, il sole è quasi verticale.
Mi sembra che la fotografia faccia trasparire l’esistenza di un pur minimo rapporto tra il fotografo ed il soggetto.
L’unico mio dispiacere è non ricordare il suo nome: mi piace pensare che lui ricordi il mio. Se ritornerò ad Essaouira tra pochi giorni, come è in programma, andrò a cercarlo per portargli la sua foto.
Ecco i passaggi più significativi del flusso di lavoro su questa immagine.
Innanzitutto una considerazione sul ritaglio: come vedi dalla foto finita c’è stato un leggero “crop” per levare le due figure che compaiono a sinistra, solitamente è un’operazione da fare subito ma, come vedete dal raw, il mio occhio ha leggermente mancato il perfetto allineamento con gli elementi architettonici ( particolarmente il marciapiede ed il muro sullo sfondo). Ho quindi deciso di lasciare la fase del crop per ultima dopo aver aperto l’immagine in Ps e corretto la prospettiva.
Ecco come si presenta l’immagine a zero
Per prima cosa ho quindi aggiustato in Aperture la temperatura colore con bilanciamento del bianco “raffreddando” la scena; i valori iniziali erano oltre i 5500 K, abbassandoli a 4900K i colori sono più neutri ( se misuro con il contagocce il muro bianco i valori quasi identici dei singoli canali di rosso-verde-blu, 172-172-175, indicano assenza di dominante)
Poi abbasso leggermente la luminosità, alzo un minimo il contrasto e tolgo leggermente saturazione.
A questo punto schiarisco la persona con il pennello in funzione “dodge” e applico un po’ di nitidezza localizzata.
prima
Dopo
Non resta che aprire in Ps:
Filtro correzione lente/prospettiva orizzontale
“Seleziona tutto” poi Modifica/trasforma/distorci
Il risultato finale lo vedete all’inizio dell’articolo!
Ti sei mai trovato a fotografare in paesi islamici? come ti approcci alle persone? Nel ritratto il rapporto con il soggetto è (quasi) tutto, come vedi questo aspetto nell’abitudine della foto rubata?