La Olympus OM-D EM-5 è l’attuale fotocamera Olympus di punta nel settore delle mirrorless. Presenta, come vedremo, una serie di funzionalità avanzate in un corpo tropicalizzato in lega di magnesio, a prova di polvere e spruzzi d’acqua.
Questi aspetti la rendono particolarmente interessante per il fotoamatore evoluto alla ricerca di una fotocamera da viaggio, estremamente leggera ma performante. Il prezzo, di circa 1000 euro con l’obiettivo in kit (un 12-50mm f 3.5-6.3), contribuisce a posizionarla nella fascia alta del mercato.
Ma andiamo con ordine.
Il sistema micro 4/3
La OM-D EM-5 fa parte del sistema mirrorless micro 4/3: nato nel 2008 dalle ceneri del vecchio standard 4/3 (usato ad esempio dalle reflex Olympus) viene adottato da diverse aziende (si tratta di uno standard “aperto”, nel senso che qualunque azienda, pagando le royalty, può usare tale formato), ma in particolare da Olympus e Panasonic. Questo significa che acquistando una fotocamera Olympus sarà possibile usare anche tutti gli obiettivi Panasonic e viceversa.
Il sensore micro 4/3 ha dimensioni leggermente inferiori rispetto al più comune APS-C (usato su altri sistemi mirrorless) e questo comporta alcuni vantaggi (in particolare è possibile una maggiore miniaturizzazione degli obiettivi) ma anche alcuni svantaggi (soprattutto sul fatto che è più difficile ottenere un forte sfocato ed una buona resa ad alti ISO).
Per dare l’idea delle dimensioni relative dei sensori riportiamo l’immagine di confronto presente su Wikipedia:
La cosa che però differenzia maggiormente questo standard rispetto all’APS-C è il formato dell’immagine: 4:3 (lo stesso usato dalle compatte, ma anche da molte medio formato, a partire dalle mitiche 6×4,5) rispetto al 3:2 dell’APS-C e full frame. Quanto questo possa essere un vantaggio o uno svantaggio dipende da gusti personali.
Personalmente trovo in generale il 3:2 più adeguato per paesaggi orizzontali, mentre preferisco il 4:3 nel formato verticale.
Ergonomia
Appena si prende in mano questa mirrorless di Olympus ci si stupisce subito delle dimensioni estremamente compatte ma anche, e forse soprattutto, del peso (425 grammi) che non ci si aspetta da una fotocamera così piccola.
La sensazione è di avere in mano un corpo massiccio, robusto e costruito molto bene. Il magnesio di cui è costituito il corpo macchina contribuisce ulteriormente ad aumentare questa sensazione di solidità, mentre le guarnizioni a tenuta stagna rendono la fotocamera un ottimo compagno di viaggio in caso di pioggia o situazioni avverse (ho personalmente testato questa caratteristica facendo il giro delle cascate delle Marmore, dove ha continuato a funzionare senza alcun problema).
L’impugnatura è, invece, la prima vera critica che si può muovere alla fotocamera: il piccolo rigonfiamento sulla parte destra è assolutamente insufficiente per avere una presa sicura e la similpelle usata (in stile retrò che pare andare tanto di moda sulle mirrorless) la rende ancora più scivolosa. Dopo poco tempo ci si abitua abbastanza ma la prima impressione a mio parere non è molto buona.
Il lato positivo è che questo problema viene completamente risolto con il battery grip opzionale (che però implica ulteriore esborso economico).
Utilizzo
La Olympus OM-D EM-5 dispone di 3 tasti funzione personalizzabili (a cui è possibile associare praticamente qualsiasi funzione) e di 2 utilissime ghiere di selezione (una per i tempi ed una per i diaframmi). Nelle modalità automatiche (priorità di tempi o diaframmi) la ghiera non utilizzata serve per la compensazione dell’esposizione: semplice, comodo ed immediato.
Quando si usa il mirino è possibile avere accesso sul dorso ad un menu rapido estremamente ben fatto e da cui è possibile modificare tutte le impostazioni di uso più comune.
Il mirino (ovviamente di tipo elettronico, non c’è lo specchio come nelle reflex!) è ampio e ben leggibile, e presenta le stesse funzioni del monitor esterno.
La personalizzazione può essere spinta all’estremo, ma per fare questo si deve passare, tramite la pressione del solito pulsante “Menu”, al menu principale. Quest’ultimo è molto completo ma anche molto caotico e disordinato. La lettura del manuale (presente sul CD in formato elettronico) è quindi indispensabile (e spesso non è sufficiente).
La stabilizzazione a 5 assi
Una delle caratteristiche innovative di questa piccola Olympus è la stabilizzazione a 5 assi. Si tratta di una stabilizzazione fatta sul sensore che, oltre a stabilizzare in verticale ed orizzontale (come sui normali sensori stabilizzati) lavora anche sui movimenti rotatori attorno ai tre assi.
Con questo sistema ho personalmente scattato a 1/2 secondo a mano libera riuscendo ad ottenere alcuni scatti nitidi!
Un altro grosso vantaggio è che tutti gli obiettivi (compresi quelli vecchi montati con adattatore) risultano immediatamente stabilizzati. Inoltre, a differenza della stabilizzazione sulla lente, questo sistema può essere lasciato attivo senza grossi inconvenienti quando la fotocamera è montata su cavalletto.
Unica attenzione da avere è sul fatto che questo tipo di sensore oscillante non può essere pulito manualmente con le classiche penne per la rimozione della polvere (il manuale non ne parla, ma è opinione comune dover adottare questa strategia). Fortunatamente però il sistema Olympus di pulizia automatico funziona egregiamente e in quasi un anno di utilizzo quotidiano non mi si è mai presentata la necessità di una pulizia manuale.
Esposizione
L’esposimetro (che come è lecito aspettarsi può lavorare in modalità multisegmento ESP, media ponderata e spot) è preciso e tende a prediligere la resa delle alte luci (sono rari i casi in cui si presentano estese luci bruciate), sottoesponendo la scena in caso di alto contrasto. Questa è una cosa positiva in quanto dalle alte luci bruciate non si riesce a recuperare quasi nulla, mentre sulle ombre si ha maggior margine di manovra.
L’autofocus
Il modulo AF presente sulla Olympus OM-D EM-5 è a rilevazione di contrasto ed estremamente preciso anche con pochissima luce. Nelle situazioni normali è praticamente istantaneo e, provenendo dal mondo reflex, si può avere l’impressione che addirittura non avvenga la messa a fuoco da tanto è veloce e silenzioso (salvo poi scattare e vedere il soggetto perfettamente a fuoco).
La rilevazione dei visi (anzi degli occhi, e tramite menu si può anche scegliere quale occhio mettere a fuoco: destro, sinistro o il più vicino) funziona pure molto bene. Le uniche pecche in questo ambito sono sulle performance in AF-C (quindi su soggetti in movimento) e sulla dimensione (non modificabile, a differenza delle Panasonic) del riquadro di messa a fuoco, che è a mio parere troppo ampio.
L’obiettivo in kit
La OM-D viene venduta in confezione solo corpo oppure in kit con l’obiettivo 12-50 mm f3.5-6.3 (equivalente ad un 24-100 mm su formato pieno o ad un 16-66 mm su formato APS-C).
E’ un obiettivo relativamente compatto ma di discreta qualità (personalmente l’ho trovato migliore di molti altri obiettivi kit) che ha una particolarità: tramite la ghiera dello zoom è possibile usarlo con zoom manuale (come un tradizionale obiettivo), motorizzato (come avviene sulle compatte, funzione questa molto utile durante le riprese video) o bloccarlo in modalità macro (viene automaticamente fissata la focale a 43mm). In quest’ultimo caso si riesce ad arrivare ad un ingrandimento di circa 1:2.
È inoltre disponibile un ulteriore pulsante personalizzabile (a cui ad esempio è possibile associare la funzione di zoom digitale per la messa a fuoco precisa).
La qualità d’immagine
Rispetto ai precedenti modelli Olympus da 12 megapixel, la qualità del sensore da 16 milioni di pixel della OM-D ha fatto un balzo in avanti epocale: le immagini sono ricche di dettagli e molto ben bilanciate e contrastate. I file JPEG prodotti hanno tonalità molto piacevoli e già pronti all’uso in quasi tutte le situazioni (l’engine jpeg di Olympus è famoso in questo senso).
La gamma dinamica è poi estremamente estesa, e l’utilizzo del formato RAW consente, anche in scene ad alto contrasto, di poter avere un ottimo margine di recupero sia sulle luci che sulle ombre.
Anche il rumore dato dalle lunghe esposizioni, punto debole dei vecchi sensori di taglia 4/3, è molto ben gestito (a patto di usare la funzione di riduzione su lunghe esposizioni, quindi raddoppiando il tempo di scatto).
La mole di filtri on-camera è notevole, e per chi vuole divertirsi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Inoltre ognuno di essi può poi essere ulteriormente perfezionato e personalizzato premendo il bottone OK nel menu di selezione del filtro.
L’effetto standard (ossia senza personalizzazioni) dei vari filtri è mostrato di seguito:
Pop Art | |
Soft Focus | |
Pale&Light Color | |
Light Tone | |
Grainy Film | |
Pin Hole | |
Diorama | |
Cross Process | |
Gentle Sepia | |
Dramatic Tone | |
Key Line | |
Art Bracketing | Esegue un bracketing tra i diversi filtri |
A livello qualitativo i file generati sono, a mio parere, migliori di quelli prodotti dalla Nikon D300 (che possedevo), e non di poco.
La resa dello sfocato
Una delle critiche che si fanno maggiormente al sistema micro 4/3 (e quindi anche a questa Olympus) è nella difficoltà con cui si ottiene l’effetto bokeh, ossia lo sfocato, in quanto la dimensione relativamente piccola del sensore crea qualche limitazione in tal senso.
Premesso che un obiettivo f5,6 (ad esempio) resta f5,6 indipendentemente dalla dimensione del sensore, è anche vero che l’effetto che questo diaframma ha sulla resa dello sfocato dipende invece fortemente da quale fotocamera si sta utilizzando (più precisamente dalle dimensioni del sensore).
La cosa può sembrare molto complicata ma ai fini pratici basta ricordarsi che passando da una fotocamera Full Frame quale la 5D o la D800 ad una APS-C (quindi quasi tutte le reflex o mirrorless) si perde un diaframma di profondità di campo, mentre passando ad una micro 4/3 se ne perdono due. Ossia, considerando esclusivamente la quantità di sfocato presente, un 50mm f5,6 su full frame equivale ad un 35mm f4 su APS-C e ad un 25mm f2.8 su micro 4/3.
Tutto questo ragionamento serve per dire che se sei amante dello sfocato da paura il sistema micro 4/3 (e quindi anche questa OM-D) potrebbe non essere la scelta migliore. Tuttavia, è assolutamente possibile ottenere buoni risultati anche con questo formato.
Infatti il sistema ha anche alcuni ottimi obiettivi da ritratto, come il famoso Olympus 45mm f1.8 che, oltre ad avere un’ottima nitidezza, consente anche di avere un buon controllo sul bokeh:
Esempio di foto fatta con OM-D EM-5 e il 45mm f1.8 a diaframma 1,8
La resa ad alti ISO
Fino alla comparsa della Olympus OM-D EM-5 la resa delle fotocamere micro 4/3 ad alti valori ISO era sempre stata un tallone d’Achille del sistema. Ora invece la situazione è profondamente cambiata.
La scala ISO della OM-D parte da una valore base di 200 e arriva ad un massimo di 25600. La massima sensibilità che viene usata in automatico può essere impostata a piacere (per default 1600). I file jpeg generati sono abbastanza puliti (il filtro di riduzione del rumore funziona molto bene) senza eccessiva perdita di dettagli.
Per dare un’idea dei risultati ottenibili ho fotografato una libreria con fotocamera su treppiedi:
I seguenti sono dettagli al 100% a diversi valori ISO, in formato jpeg con riduzione rumore standard:
ISO 200 | |
ISO 400 | |
ISO 800 | |
ISO 1600 | |
ISO 3200 | |
ISO 6400 | |
ISO 12800 | |
ISO 25600 |
In RAW ovviamente la situazione migliora ulteriormente (di quasi uno stop). Una corretta gestione del filtro di riduzione rumore di Lightroom consente di lavorare fino a 1600 ISO quasi senza accorgersene e a permette foto utilizzabili anche a ISO 3200 e 6400. Sopra tale valore non andrei, se non per emergenza.
Conclusione
La Olympus OM-D EM-5 ha a suo modo segnato un’epoca, consentendo al sistema micro 4/3 (che già faceva della compattezza la sua arma migliore) di entrare nel segmento di mercato dei professionisti ed amatori evoluti.
Ad un look accattivante e retrò, un corpo massiccio in lega di magnesio completamente tropicalizzato e la completa personalizzazione delle funzioni, unisce un’ottima qualità d’immagine, un AF preciso ed istantaneo (su soggetti non in movimento) ed una resa ad alti ISO di prima qualità. Inoltre presenta un sistema di stabilizzazione sul sensore capace di ottime performance.
Tuttavia ha anch’essa i suoi limiti, dovuti in parte al cervellotico sistema di menù, in parte alle performance dell’AF su soggetti in movimento e in parte all’impugnatura insufficiente.
Se siete alla ricerca di un ottimo corpo da viaggio, compatto ma dalle ottime potenzialità, e il prezzo non vi spaventa, la Olympus OM-D EM-5 merita di essere presa seriamente in considerazione.
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