Mediamente ognuno di noi ha un discreto numero di foto amatoriali che ci hanno immortalato nei momenti più importanti della nostra vita. Ma l’avvento dei cellulari ci ha abituati a essere fotografati in ogni occasione, ci ha fatto credere di essere pronti a posare per qualsiasi tipo di scatto.
Poi ci si sposa e il giorno del matrimonio ci si rende conto di aver sottovalutato pesantemente il fattore psicologico davanti all’obiettivo che il professionista ti sbatte sul naso: improvvisamente gli sposi contraggono l’imbarazzo da posa fotografica con sguardi e sorrisi tirati da post intervento blefaroplastico.
Luoghi comuni e ansia da prestazione fotografica
A questo punto, il buon fotografo degli anni ‘80 entrava in gioco proclamando un “fai finta di…” (fai finta di baciare la prozia, fai finta di annusare il bouquet, fai finta di guardarti allo specchio…) e rompeva il ghiaccio facendo credere alla sposa di avere doti inaspettate di attrice drammatica per metterla a suo agio.
Ma non siamo negli anni ‘80 e gli scatti in posa con il marito con la giacca sulla spalla e la moglie che fa l’autostop in strada sono fuori corso come la lira. Il buon fotografo del XXI secolo si vanta di fare solo foto in stile reportage che colgono gli attimi veri ed è obbligato a stare all’erta come in una battuta di caccia alla volpe e stanare ogni movimento che avviene nel raggio di 2 metri dagli sposi.
Come se fosse semplice.
Il nostro primo matrimonio da fotografi
Siamo arrivati al primo matrimonio da fotografi ufficiali dopo aver avuto alcune esperienze con le cerimonie di amici, affiancando dei professionisti, ma soprattutto dopo aver accuratamente ponderato le nostre capacità e la disponibilità di attrezzatura, senza lasciare spazio ad alcuna improvvisazione. Lo abbiamo vissuto come se fosse il nostro, supertesi e attenti a saper cogliere ogni attimo del percorso naturale della giornata.
La nostra attrezzatura garantiva affidabilità:
- 2 Nikon D7000
- obiettivo Nikkor 50 f 1,4
- obiettivo Nikkor 24/70 f 2,8
- obiettivo Nikkor 70/200 f 2,8
- obiettivi Nikkor 24/120 f 4 e 14/24 f2.8 presi in prestito coatto da un amico generoso.
Si comincia a casa di una sposa nervosa
A casa della sposa, la troviamo visibilmente tesa, perciò sdrammatizziamo dandole dei consigli molto semplici per evitare la rigidità nelle foto. Ad esempio le suggeriamo di cercare pose più naturali appoggiandosi a qualcosa oppure non tenere le mani e le braccia allineate al corpo.
Raccontiamo qualche episodio di un precedente matrimonio fantozziano che la divertono, cercando di instaurare un rapporto di fiducia e complicità che è essenziale in questa fase (come avevamo fatto per le nostre foto di bambini). Girovaghiamo con aria indifferente alla ricerca dell’attimo in cui l’anziana zia avrebbe sicuramente abbracciato la nipote in abito bianco regalandoci uno scatto emozionante.
Neanche la banda di Ocean’s Eleven sarebbe stata più all’erta nel monitorare la cuginetta che verosimilmente doveva prima o poi guardare con aria sognante l’abito della sposa! Ridiamo delle nostre aspettative così ciniche ma, quando il ciclo degli eventi ci dona quegli attimi, li immortaliamo con partecipazione ed emozione.
La chiesa, il buon parroco e i problemi di luce
Proseguiamo il nostro lavoro verso la chiesa ma non abbiamo fatto i conti con Don Savonarola che ci viene incontro scrutandoci pesantemente e chiedendoci di mostrare il tesserino liturgico della curia: il tesserino de chè?
Il tesserino che certifica la partecipazione a un corso per fotografi di matrimonio che insegna a rispettare la sacralità della chiesa e della cerimonia. Educatamente rispondiamo che siamo dotati di buon senso conquistando parzialmente la fiducia del prelato. Ci interroghiamo su quali eventi abbiano portato la curia a pretendere questo corso e ci vergogniamo un po’ per le mancanze della nostra categoria.
Convinto il parroco ed effettuate le foto di rito aspettiamo la sposa. In quel momento ci approccia un personaggio tipico di ogni matrimonio: il cugino fotoamatore di Pistoia. Dotato di una reflex entry level della marca concorrente ti sciorina tutte le sue conoscenze su focali e diaframmi cercando di convincerti che il suo obiettivo 18-55 con un po’ di pratica dà gli stessi risultati del tuo zoom 70/200 2.8. Nel momento in cui chiede di poter provare la tua fotocamera ringrazi la sposa che arriva con pochissimo ritardo.
Il problema principale in questo particolare momento è la scelta veloce dei parametri con cui si scatta: si passa velocemente dalla luce intensa del sagrato al buio della navata, si deve fotografare la sposa e il padre che avanzano e poi inquadrare velocemente con un tuffo carpiato l’espressione dello sposo che ovviamente è illuminato dalle luci dell’altare. E naturalmente si deve dribblare il cugino di Pistoia che si frappone continuamente tra te e gli sposi.
Decidiamo di impostare una fotocamera con la priorità di diaframmi ma non siamo soddisfatti perché i tempi rimangono troppo lenti e il mosso è in agguato. Quindi ritorniamo velocemente in manuale e ci gestiamo i parametri da soli, avendo risultati decisamente migliori.
La chiesa è molto buia e alzando gli ISO a 1000 capiamo che la D7000, in queste condizioni, ha dei forti limiti di nitidezza rispetto a una full frame come la D800. Riusciamo a convincere la perpetua a lasciare il portone aperto e con la luce che entra risolviamo il problema. Lo zoom 70/200 f2.8 ci regala dei bei primi piani rubati e siamo soddisfatti.
Il primo sospiro di sollievo lo facciamo quando la cerimonia ha inizio, gli sposi sono quasi immobili, è possibile calibrare la fotocamera con meno affanno e decidere le inquadrature. Nel silenzio sacrale il rumore di un copriobiettivo che maldestramente cade per terra è accompagnato da un’occhiata fulminante di Don Savonarola che ci fa pentire ironicamente di non avere le lenti a contatto bianche di Marilyn Manson con cui ricambiare lo sguardo.
La cerimonia procede senza intoppi, foto di rito allo scambio delle promesse e degli anelli, comunione, firme dei testimoni. Avendo due fotocamere rischiamo qualche foto azzardata con il grandangolo ma lasciamo subito perdere per la distorsione inverosimile che comporta con foto ravvicinate.
La preoccupazione per la nostra attrezzatura sale esponenzialmente quando ci dicono che sul sagrato gli amici hanno innalzato con un muletto una betoniera di riso, pronta per essere rovesciata sugli sposi. Prendiamo le distanze e tutto fila liscio, preferiamo il grandangolo 14-24 f2,8 evitando il cugino di Pistoia che ti guarda curioso e che si sta già dirigendo verso di te. La betoniera di riso è rovesciata ma l’attrezzatura e anche l’acconciatura cementata della sposa rimangono illese!
Iniziano le foto di rappresentanza con i parenti e alla fine gentilmente ci neghiamo al testimone egocentrico che si vuol far fotografare con ogni grado di parentela e ci dirigiamo verso la location del ristorante dove poter scattare altre foto della coppia.
Relax e gratificazione dopo la cerimonia
I neo sposi sono più’ rilassati ma ci guardano supplichevoli implorando consigli su cosa fare e dove guardare. Noi ci limitiamo a suggerire alcuni angoli particolarmente fioriti a cui appoggiarsi o in cui sedersi e loro riescono a trovare un po’ di intimità per fare foto naturali che rispecchiano la loro gioia. Finita velocemente questa sessione, un bell’aperitivo in compagnia degli invitati ce lo meritiamo anche noi!
La cerimonia volge al termine, gli occhi sono stanchi di guardare tutto il mondo attraverso un mirino, la concentrazione cala e salutando i nostri simpatici sposi finiamo il nostro lavoro caricando l’attrezzatura e avviandoci verso casa. Discutiamo sulle cose da migliorare, sulla necessità di una full frame e di come evitare continuamente di perdere i copriobiettivi.
Siamo stati testimoni di un momento importante della vita di due persone, pur non conoscendoli abbiamo fatto del nostro meglio per capire quali erano le loro emozioni, le loro aspettative e le loro paure, rispettando con delicatezza e poca invadenza il loro giorno più bello. Poche volte nella vita viene concesso a sconosciuti di poter entrare così discretamente nell’intimità di una coppia e per noi è un onore.
Siamo felici perché regaleremo dei ricordi indelebili.
Nel frattempo cos’è successo nel mondo in questa giornata in cui ci siamo chiusi nel nostro regno fotografico? Un’occhiata al cellulare, ai messaggi, alle mail, a internet e a Facebook… oddio no, l’amicizia del cugino di Pistoia no!!!