Per imparare e capire tutte le caratteristiche degli obiettivi, ti tornerà utile la mia guida: conoscere e scegliere reflex e obiettivi.
Nell’articolo riguardante apertura massima e lunghezza focale, abbiamo trattato le due caratteristiche principali da conoscere e valutare quando si sceglie un obiettivo per una macchina fotografica reflex digitale.
Come probabilmente avrai notato, tipicamente il nome di un obiettivo non include unicamente le sigle che ne descrivono questi due aspetti. Le numerose sigle servono a descrivere ulteriori caratteristiche la cui conoscenza è necessaria per una valutazione accurata.
Alcune di queste caratteristiche potranno costituire comodi optional, ma potrebbero non essere mai di reale utilità se non diventeremo fotografi professionisti. Altre invece possono effettivamente ampliare le nostre possibilità fotografiche. Andiamo ora ad analizzare quelle che ritengo più importanti nel dettaglio.
Stabilizzazione
Abbiamo già accennato a questa funzionalità degli obiettivi nell’articolo in cui ho dato alcuni consigli su come evitare foto mosse. La stabilizzazione serve a compensare le vibrazioni che l’obiettivo subisce in conseguenza a microscopici movimenti delle mani del fotografo.
Quando usiamo tempi di esposizione molto brevi (potremmo dire da 1/1000s in giù) possiamo stare regionevolmente tranquilli che queste vibrazioni non si noteranno nelle fotografie. Negli altri casi, dovremo stare attenti alla regola che collega la lunghezza focale utilizzata con il tempo di esposizione. Essa dice che il denominatore del valore corrispondente al tempo di esposizione deve essere almeno equivalente alla lunghezza focale.
Purtroppo, è facile trovarsi in situazioni in cui si viola questa regola, ad esempio quando usiamo un teleobiettivo o ci troviamo in condizioni di luce scarsa. In questi casi la stabilizzazione diventa cruciale.
Le moderne tecnologie di stabilizzazione, promettono di compensare fino a 3/4 stop, in base alle dichiarazioni dei produttori. Si tratta solitamente di valori lievemente arrotondati per eccesso, ma spesso non lontani dal reale.
Ciò vuol dire che, in una situazione in cui, ad esempio, dovremmo impiegare un tempo di esposizione pari a 1/250s per non avere foto mosse, sfruttando la stabilizzazione potremo scattare a circa 1/30s (con gli obiettivi migliori).
Principalmente sono tre, a mio parere, i casi in cui avremo più necessità di un obiettivo stabilizzato:
- se pensiamo di utilizzare spesso lunghezze focali elevate (sopra i 100 mm),
- se ci troviamo spesso a fare foto in condizioni di luce scarsa, come ad esempio in luoghi chiusi,
- se abbiamo le mani poco ferme.
Teniamo comunque in considerazione che la versione stabilizzata di un obiettivo costerà sicuramente di più della corrispondente versione non stabilizzata, arrivando anche circa al doppio.
Distanza minima di messa a fuoco
Questa è una caratteristica un po’ “truffaldina”, soprattutto per chi è agli inizi.
Per capire la distanza minima di messa a fuoco possiamo pensare a come funziona la nostra vista. Avvicinando un dito agli occhi, ci accorgeremo che ad un certo punto esso non è più a fuoco. Avremo quindi superato la distanza minima di messa a fuoco dei nostri occhi, che in realtà è molto bassa.
Per fare un esempio, il 18-55, l’obiettivo che molto spesso si compra insieme alla prima reflex, ha una distanza minima di messa a fuoco pari a circa 30 cm. Nella stragrande maggioranza dei casi, soprattutto agli inizi, non ci troveremo mai a fotografare un soggetto stando a meno di 30 cm da esso, quindi non ci renderemo conto di questo limite.
Altri obiettivi, soprattutto i teleobbiettivi, possono avere invece distanze di messa a fuoco minime molto maggiori, superando anche il metro. In alcune occasioni questo può essere un limite, ad esempio:
- quando ci troviamo in un ambiente chiuso di dimensioni limitate, (ad es. una stanza di casa o un locale) è facile che non possiamo allontanarci dai soggetti tanto da soddisfare la minima distanza di messa a fuoco e al contempo ottenere l’inquadratura che desideriamo,
- quando vogliamo sfruttare le lunghezze focali più elevate per fotografare un soggetto piccolo, ad esempio un insetto, il fatto di dover stare a una distanza considerevole ci può impedire di ottenere l’ingrandimento desiderato.
Esistono obiettivi, di solito etichettati con il termine macro, che, pur coprendo lunghezze focali elevate, hanno una distanza minima di messa a fuoco ridotta. Ma, indovina un po’? Costano considerevolmente di più di obiettivi che coprono la stessa lunghezza focale ma hanno distanza di messa a fuoco minima molto più alta.
Se il nostro interesse principale è la fotografia macro, la distanza minima di messa a fuoco è un parametro da tenere in grande considerazione.
Motore ultrasonico (o messa a fuoco silenziosa)
Alcuni obiettivi più economici si fanno decisamente sentire quando mettono a fuoco. Il motore di messa a fuoco di questi obiettivi produce un rumore simile allo sfregamento facilmente udibile.
Se il nostro interesse principale è la fotografia naturalistica, in cui non vogliamo spaventare e quindi far fuggire i nostri soggetti, oppure siamo soliti fotografare in situazioni in cui il silenzio è d’obbligo, ad esempio durante cerimonie, allora è meglio che ci orientiamo verso obiettivi più discreti. Essi sono spesso dotati di motore ultrasonico e per fortuna la differenza di prezzo con gli obiettivi più rumorosi non è sempre abissale.
Lenti di alta qualità
Tutti i produttori di obiettivi, hanno in catalogo anche obiettivi d’elite, che montano lenti di maggiore qualità. Queste lenti permettono di produrre foto di qualità superiore e di evitare distorsioni e aberrazioni che, in determinati casi, si verificano con le lenti di qualità inferiore. Questa maggiore qualità ovviamente ha un prezzo. Quando si è principianti, questo può essere un dettaglio a cui non dare estrema priorità.
Zoom interno
Molti obiettivi, quando si zooma, si estendono in lunghezza. Esistono anche obiettivi più costosi che non hanno questo comportamento. Ciò può portare tre vantaggi:
- la zoomata è più veloce,
- il bilanciamento della fotocamera, quando appoggiata su un treppiede, non cambia,
- quando la fotocamera punta verso il basso lo zoom non si estende, cambiando lunghezza focale.
Effettivamente, credo che per un principiante questa caratteristica non sia fondamentale.
Parte frontale non rotante
Negli obiettivi più economici, la parte anteriore dell’obiettivo ruota quando mettiamo fuoco. Ciò potrebbe non costituire mai un problema. Se però cominceremo a impiegare filtri polarizzatori (di cui non parliamo in questa sede) la rotazione della parte frontale dell’obiettivo diventa un ostacolo.
I filtri polarizzatori si impiegano generalmente nella fotografia di paesaggio, questo è l’unico caso, a quanto ne so, in cui la parte frontale non rotante può essere una caratteristica da cercare in un obiettivo.
Ovverride manuale dell’autofocus
Sebbene, nella stragrande maggioranza dei casi, ci troveremo ad usare la messa a fuoco automatica, con l’esperienza, o interessandoci a determinati tipi di fotografia, potremo trovarci a fare ricorso in qualche occasione alla messa a fuoco manuale.
Gli obiettivi più economici hanno un interruttore da far scattare quando si vuole passare dalla messa a fuoco automatica a quella manuale. Obiettivi più avanzati, quindi come sempre più costosi, permettono invece di passare direttamente alla messa a fuoco manuale semplicemente ruotando manualmente la ghiera di messa a fuoco.
Nel caso in cui cominciamo a fare ricorso frequente alla messa a fuoco manuale, tali obiettivi possono fare la differenza tra riuscire a scattare una foto oppure perderne l’occasione.
Conclusioni
Se sei ancora con me, ti sarai accorto di come la scelta di un obiettivo possa diventare una sfida per il povero fotografo.
Tra l’altro, ci sono alcune caratteristiche secondarie che non ho nemmeno elencato. Per fortuna, o tristemente da altri punti di vista, il nostro budget spesso ci impedirà di considerare una larga parte degli obiettivi in commercio. Siccome la presenza di ciascuna delle caratteristiche appena elencate incrementa il costo di un obiettivo, finché non cominceremo a investire grosse somme nella fotografia, alcune di esse rimarranno per noi inaccessibili.
Quando ci si innamora della fotografia, il rischio di autoconvincersi che abbiamo necessità della migliore attrezzatura in commercio è molto alto. Teniamo però a mente che anche il migliore degli obiettivi, anche il più avanzato corpo macchina non ci darà automaticamente il potere di creare foto magnifiche.
Un consiglio sempre valido, quindi, è quello di imparare la composizione, l’interpretazione della luce, lo studio dei colori, e quant’altro non dipenda dall’attrezzatura usata, prima di gettarsi nell’aggiornamento dell’equipaggiamento. Quando avremo spremuto il massimo dall’attrezzatura in nostro possesso, allora muoviamoci verso nuovi acquisti.
Il terzo volume de Il libro della fotografia digitale di Scott Kelby esplora in profondità i vari tipi di obiettivi e i loro utilizzi più consueti. Ti consiglio davvero questo acquisto.
Una domanda per te (rispondimi pure nei commenti): con quali obiettivi hai fotografato? Che esperienze hai avuto?
Ulteriori letture, per approfondire:
Digital SLR Guide: Una guida passo passo (in inglese) alla scelta degli obiettivi per le reflex digitali.
DSLR lenses and their abbreviations: Una lista (in inglese) piuttosto esaustiva delle abbreviazioni che descrivono le caratteristiche degli obiettivi.
Trovi la spiegazione di tutte le caratteristiche degli obiettivi e delle loro sigle, nella mia guida: conoscere e scegliere reflex e obiettivi.