Le storie dietro le fotografie: cosa ho imparato dal libro su Steve McCurry

Le storie dietro le fotografie: cosa ho imparato dal libro su Steve McCurry

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Viaggiare, conoscere nuovi luoghi, fotografare usanze tipiche, paesaggi mozzafiato, persone irripetibili, vestiti esotici. Quale fotografo non amerebbe una vita così?

Se anche a te piacerebbe fare il vero fotografo di viaggio e portare a casa foto e reportage che lascino a bocca aperta, devi assolutamente conoscere il lavoro di Steve McCurry.

E se vuoi conoscere il lavoro di Steve McCurry, devi assolutamente leggere Le storie dietro le fotografie.

McCurry è uno dei fotografi moderni più famosi e si è distinto quasi esclusivamente per la sua attività di fotografo di viaggio documentarista. I suoi reportage riguardano soprattutto il medio ed estremo oriente.  Volendo riassumerla in una frase, la sua attività si è concentrata sul documentare culture ed avvenimenti attraverso le storie di singole persone.

Ho sempre ritenuto che uno dei modi migliori per imparare a fare belle foto è conoscere i dietro le quinte delle foto che ci piacciono. Le storie dietro le fotografie è appunto un bellissimo libro che narra come Steve McCurry ha creato i suoi reportage fotografici, come sono nate alcune delle foto più iconiche degli ultimi 30 anni.

I contenuti

Ho comprato questo libro proprio per questo, per capire la genesi dei lavori di McCurry. Sono stato soddisfatto, anche se non esattamente come potresti aspettarti.

In Le storie dietro le fotografie non trovi i dati tecnici sulle foto (ad esempio gli exif, o considerazioni su inquadratura ed esposizione) trovi invece i racconti di come McCurry organizza i suoi viaggi, si relaziona con le persone, corre grossi rischi. Inoltre, capisci quale curiosità ed empatia provi verso i soggetti e e le situazioni fotografate. Capisci come questa sia determinante nella qualità delle sue foto.

Come dice il titolo stesso del libro, non solo puoi imparare le caratteristiche generali del lavoro di McCurry, ma puoi anche conoscere le storie di specifiche foto. Vieni a conoscenza dei vari passaggi che hanno portato alla situazione giusta per creare uno specifico scatto, mai improvvisato.

Tutto questo, raccolto nelle 250 pagine (di grande formato) del libro e nelle più di 100 foto. Alcune di queste foto sono stampate in piccolo, altre riempiono una o due intere pagine. Viste le misure del libro  e la qualità di stampa, sono assolutamente una gioia per gli occhi. Accanto alle foto scattate da McCurry, si trovano poi quelle dei documenti, del suo diario, delle guide che ha usato durante i suoi viaggi.

Il testo è diviso in 14 capitoli, 14 storie tratte da alcuni dei suoi viaggi e progetti più importanti. Dall’india allo Yemen, dall’interesse per il buddismo alla foto della ragazza afgana, alla sua ricerca quasi 20 anni dopo.

Cosa ho imparato leggendo questo libro

Da questo libro, impari alcune cose riguardo al lavoro del fotografo documentarista molto più importanti degli aspetti tecnici delle foto. Ecco ciò che io ho potuto trarre dalla lettura del libro e dall’osservazione delle foto.

Sii sempre pronto

Un fotografo di viaggio è un po’ come un fotografo di strada, anche se in una certa misura può prepararsi, deve essere sempre pronto a immortalare una scena che gli si presenta davanti agli occhi e dura un’istante.

Anche se i ritratti di McCurry non sono scattati a sorpresa, il tempo a disposizione per fare una buona foto è sempre limitatissimo, perchè il soggetto non è lì per mettersi in posa e perchè tutto , la luce, il contesto, l’espressione, tra un paio di secondi potrebbe essere radicalmente diverso.

Devi avere coraggio

McCurry si è trovato spesso in situazioni di guerra ed ha rischiato più volte la vita, come racconta nel libro. Ma l’unica volta che è stato picchiato stava fotografando un rito religioso indiano.

Tu probabilmente non ti improvviserai fotografo di guerra, ma devi sapere rischiare se vuoi fare foto eccezionali. Infatti devi esporti, devi essere molto vicino all’azione.

Porta pazienza

Alcune foto presenti in Le storie dietro le fotografie sono scattate sui treni indiani. McCurry riesce a fotografare indisturbato delle scene genuine sono dopo che le persone si abituano alla sua presenza.

E per questo ci vogliono 6 ore. Sei ore a bordo dello stesso treno.

Non puoi pensare quindi di correre da un posto all’altro e sparare un’istantanea. Magari per le tue foto non ci vorranno 6 ore, ma abituati a rallentare e ad aspettare.

Prova compassione, non pietà

L’interesse di McCurry è quasi sempre diretto a zone del mondo e popolazioni disagiate, talvolta serene, ma comunque lontane da un livello di benessere che noi riterremmo minimo.

Lui però è sempre in grado di fotografare con curiosità, empatia, compassione, ma mai per instillare pietà verso i soggetti. Si tratta di una linea sottile, ma è una delle caratteristiche che lo rendono un grande.

Documenta

Per sapere cogliere i momenti e i luoghi migliori devi prendere note. Ti serve un diario, basta anche un’app sullo smartphone, in cui puoi segnarti dove tornare, a che ora c’è la luce migliore, a quali persone puoi chiedere informazioni, quali eventi sono interessanti. Così puoi prepararti e non improvvisare.

Preparati, ma resta flessibile

Viaggi impegnativi, in luoghi sconosciuti e con leggi ed usanze diverse, devono essere preparati. Devi informarti innanzitutto su cosa puoi e non puoi fare, su come ti sposterai, su dove potrai dormire, ecc…

Poi, ovviamente, devi prepararti su cosa converrà fotografare. Luoghi, attività, eventi, peculiarità.

Però, per fare vere foto di viaggio, non devi seguire un piano rigido. Devi vivere il luogo che stai visitando ed essere pronto a cogliere le occasioni che non avevi pianificato.

Chiedi il permesso

Spesso, sia nei luoghi “esotici” che nell’occidente (come puoi vedere nel post sul progetto 100 strangers LINK), se chiedi educatamente ad una persona di poterla fotografare, otterrai un bellissimo ritratto.

Quasi tutti i ritratti di McCurry sono fatti in questo modo. Ciò spesso implica anche dedicare qualche minuto ad entrare in contatto con il soggetto, magari a gesti, perché non capisci la lingua (come McCurry ha fatto in Afghanistan).

Il potere del colore

La quasi totalità della produzione di McCurry è a colori. Anzi, lui è proprio un maestro nell’uso del colore.

Molte delle sue foto guadagnano una forza maggiore dalla compresenza di colori che si completano o contrastano nel modo perfetto per veicolare il messaggio della foto. Non si tratta di un’impresa facile, ma da lui puoi imparare come si fa.

Racconta storie

Come da lui stesso sottolineato, McCurry in ogni sua foto racconta una storia. È praticamente uno scrittore, solo che invece di usare le parole, usa le foto.

Forse questo è l’aspetto più difficile da imparare, ma distingue veramente i bravi documentaristi dai fotografi di viaggio che conoscono solo la tecnica.

Legata a questa caratteristica è la presenza in ogni foto di McCurry della figura umana o, raramente, in alternativa, di animali. Anche quando non si tratta di un ritratto ed il soggetto principale è ad esempio un paesaggio o un elemento architettonico, raramente non è presente un essere vivente. Ciò permette di metterci maggiormente in relazione con la scena fotografata, di sentire ciò che il fotografo ha sentito.

Conclusione

Le storie dietro le fotografie è un acquisto di cui non mi sono assolutamente pentito. Come hai visto, se ne possono trarre numerose ed importanti lezioni.

Inoltre, lo stile di scrittura è molto coinvolgente, il libro si legge a tratti come un romanzo. Molto interessanti e stimolanti sono le parole di McCurry, riportate direttamente a rafforzare alcuni concetti.

Molti dei racconti sono spesso sorprendenti, se non hai ben presente come sia la vita di un fotografo di viaggio documentarista. Ti accorgi di come attorno ad una bellissima foto ci sia moltissima fatica fisica, tanto fango, un pizzico di fortuna e talvolta anche un po’ di sangue.

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