Lavorare come Fotografo: Marketing per fotografi

Lavorare come Fotografo: Marketing per fotografi

Copertina Marketing per fotografi

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Come diventare un fotografo professionista e cosa fare per promuovere la tua attività di fotografo?

Spesso i fotografi si concentrano principalmente sulla parte tecnica e tralasciano completamente tutto quello che riguarda il marketing e la comunicazione. Questo causa ovviamente grosse problematiche.

Il solo passaparola, generato magari dalla qualità del fotografo, non è infatti sufficiente a garantire un’entrata economica adeguata.

Ci sono progetti come quello di FotoImprenditore, che ha collaborato alla stesura di questo articolo, che sono nati proprio per risolvere questa situazione ed aiutare i fotografi a promuoversi.

Ma procediamo per gradi.

Come si diventa un fotografo professionista?

Quando un fotografo si può definire un professionista? Secondo lo Stato italiano lo diventa non appena apre la partita iva e si registra presso gli organi di competenza.

Tutto qui.

Non è necessario alcun corso o brevetto. E con il regime forfettario praticamente chiunque può riuscire ad entrare in questo settore.

Nella pratica però c’è bisogno di un altro elemento, un fotografo può infatti definirsi un professionista nel momento in cui riesce a sopravvivere grazie alla sua attività.

I (falsi) problemi della fotografia

Se chiedi ad un fotografo quali sono i principali problemi della sua professione, molto probabilmente ti risponderà:

  • La concorrenza sleale, ovvero chi lavora senza aver aperto una p.iva;
  • Il digitale, che ha “ucciso” la fotografia, rendendola alla portata di tutti;
  • L’incapacità del cliente di valutare correttamente la qualità delle proprie fotografie.

Troviamo in questi punti un fondo di verità, ma per ognuno di essi bisogna prendere in considerazione anche alcuni dettagli non da poco…

Il problema di chi lavora senza p.iva è senza dubbio importante, ma bisogna considerare che sono moltissimi i settori che ricadono in questa casistica, basti pensare a estetisti e parrucchieri e a tutto ciò che gravita intorno al beauty.

Eppure queste attività sono ancora ben presenti sul territorio, spesso con ottimi risultati.

Allo stesso modo è verissimo che il digitale ha democratizzato il settore, dando praticamente a tutti la possibilità di scattare foto quantomeno discrete ed abbassando la barriera di ingresso in maniera notevole.

Rispetto ad un tempo, oggi con mille euro di attrezzatura si possono fare ottime foto, bisogna però ammettere che riuscire a lavorare esclusivamente perché si è capaci di usare la funzione “M” sulla macchina fotografica, non è un gran valore aggiunto per il cliente finale.

Se qualsiasi persona che mette la macchina fotografica su AUTO ti può fare concorrenza, allora c’è qualcosa che non va.

È vero poi che spesso, i clienti non sono in grado di valutare il lavoro del fotografo, e sono portati a scegliere semplicemente l’opzione meno costosa.

Mi sento però di dire che non è il cliente a sbagliare, ma il fotografo.

Spesso semplicemente non riesce a comunicare correttamente il suo lavoro (e spiegare al cliente perché dovrebbe spendere qualcosa in più) o semplicemente comunica con le persone sbagliate.

Probabilmente invece il vero problema del settore fotografico è l’errata convinzione che la “qualità” delle proprie fotografie sia sufficiente a generare un passaparola tale da garantire sicurezza economica.

Qualità e passaparola: un’arma a doppio taglio

Come è possibile che affidarsi alla sola qualità del proprio lavoro sia causa del problema?

La risposta sta nella parola “sola”.

Se il tuo unico metodo di comunicazione sono i tuoi lavori, allora hai di fronte un enorme numero di problematiche.

Giusto per citarne alcune:

  • Non è detto che chi viene in contatto con le tue foto sia in grado di comprenderne la qualità. Il rischio è che preferisca una foto in HDR col cellulare che una “bella” fotografia;
  • Non è detto che quello che tu ritieni “bello” o “di qualità”, sia di gradimento a chi viene in contatto con le tue foto.
    Puoi cucinare la migliore bistecca al mondo, ma, se la proponi ad un vegetariano, difficilmente ne sarà soddisfatto.
  • Se non hai un sistema di selezione dei clienti rischi di spendere tempo ed energie (ovvero di fare preventivi ed incontri) con persone che non sono adatte, perché non hanno il budget o non sono in grado di apprezzare quello che fai.

A questo bisogna sommare che il passaparola è, sì, un potentissimo segnale per le persone (sono molto più propenso a comprare da siti e persone che mi sono stati segnalati), ma è difficilmente misurabile e completamente al di fuori del nostro controllo.

È come avere una Ferrari senza volante, finché siamo su un rettilineo va tutto bene, ma se per qualsiasi motivo dobbiamo fare una curva, allora iniziano i guai.

Un esempio drammatico di passaparola che uccide la tua attività

Voglio farti un esempio un po’ estremo, ma che sicuramente ti farà comprendere appieno la problematica del passaparola, ed è solo uno dei possibili esempi che potremmo prendere in esame.

Giovanni è un fotografo in provincia di Milano, un ottimo fotografo, con una buona clientela che lo apprezza per la sua qualità.

Clientela che, quando capita l’occasione, lo consiglia ben volentieri ad amici e parenti.

Di conseguenza non è mai stato necessario fare attività di marketing o comunicazione.

Il 2020/2021 sono stati anni complessi, il lockdown ha fermato quasi completamente non solo l’Italia ma il mondo intero, Giovanni si trova con il negozio chiuso e le entrare completamente azzerate.

Non ha modo di lavorare, non ha entrate secondarie e si trova in una situazione che molti di noi hanno vissuto.

All’inizio pensa ci vorranno un paio di settimane, ma i giorni sono diventati mesi e la situazione non dà cenno di miglioramento.

Tentare di inventarsi qualcosa online, partendo completamente da zero, risulta essere praticamente impossibile, gli mancano le competenze e le risorse sono sempre più limitate.

Andrea è più o meno nella stessa situazione di Giovanni, abita in provincia di Brescia, anche lui ha uno studio che si è trovato chiuso a causa della pandemia.

La differenza con Giovanni è che, negli anni, ha fatto delle piccole azioni di marketing, ha creato un club della fotografia e raccolto contatti mail di persone ed aziende interessate al suo lavoro, alcune tramite lo studio ed altre con pubblicità sulle principali piattaforme social.

All’inizio della pandemia ha inizialmente aspettato la riapertura, quando però le cose hanno iniziato a prolungarsi ha inventato alcuni micro prodotti da vendere online, ha modificato le sue pubblicità in modo che proponessero i nuovi servizi.

Ha iniziato ad organizzare alcuni webinar e corsi completamente online, da proporre al club ed alle liste contatti acquisite negli anni.

Inoltre ha aperto un servizio di fotografia per e-commerce (la pandemia ha infatti duplicato i negozi che hanno tentato la strada dell’online ed hanno di conseguenza necessità di foto di qualità dei propri prodotti).

Non è riuscito a recuperare per intero il fatturato, ma è riuscito a mantenersi ed ha iniziato a strutturarsi in modo che, alla riapertura, avrebbe potuto contare su un nuovo canale, prima usato solo al 20% del suo potenziale.

All’inizio del 2022 Andrea ha incrementato in maniera significativa il fatturato dello studio, ha aperto nuove collaborazioni con alcuni webdesigner ed esperti di marketing che ora gli gestiscono tutte le campagne e la newsletter.

Pensi che quello che hai appena letto valga solo in caso di pandemia?

Purtroppo non è così, affidarsi ad un solo canale, che tra l’altro non permette quasi alcun controllo, può essere fatale o comunque estremamente limitante per qualsiasi attività.

Come promuoversi come fotografo?

Abbiamo analizzato il problema da diverse angolazioni, ma ancora non abbiamo visto quali strategie adottare per promuoversi come fotografo e risolverlo.

Iniziamo col definire quali sono i tre punti fondamentali per promuoversi in maniera efficace.

1. Comunicazione

Per farci conoscere ed apprezzare dobbiamo comunicare. Non possiamo aspettare che ci trovino grazie al nostro biglietto da visita, ma dobbiamo creare un nostro ecosistema di comunicazione.

Possiamo usare i social, come Facebook o YouTube, un blog, una newsletter o un podcast.

Ognuno ha dei pro e dei contro.

2. Conversione

Se non converti i tuoi utenti allora quello che stai facendo non serve a nulla. Ogni strategia di marketing deve avere un punto di conversione.

Questa può avvenire nella maniera più classica, ovvero generando un acquisto, ma potrebbe essere anche l’iscrizione alla tua newsletter, ad un tuo webinar o semplicemente un “segui” su Instagram.

Tutto dipende dalla strategia che stai attuando.

3. Conversazione

Non basta avere un nuovo iscritto o una nuova vendita, la bontà nella tua strategia sta nella capacità di creare conversazioni con chi ti ha dato fiducia.

Lo scopo di ogni attività, sia essa la Apple o il panettiere all’angolo, è creare fiducia con le persone interessate, e questa la si può creare solo generando conversazioni.

E tu cosa puoi fare adesso?

Se non hai mai iniziato un’attività di marketing, non sai da che parte iniziare oppure non sei mai riuscito ad ottenere risultato, allora la prima cosa da fare è capire cosa devi fare e perché devi farlo.

Se non hai idea di come funzioni il mondo del marketing online, difficilmente potrai ottenere risultati.

Il mio consiglio è quello di iniziare dal percorso di formazione al marketing per fotografi, come quello di FotoImprenditore, che ti darà sia tutta la parte teorica-strategica che la parte pratica.

Oppure puoi iniziare a studiare sui libri.

Potresti iniziare con La Mucca Viola di Seth Godin per poi passare a Strategia Oceano Blu, così da avere una prima infarinatura teorica, per poi scendere sul tecnico.

Cosa fare dipende da te, l’importante è partire ed iniziare a lavorare sulla tua capacità di comunicazione e conversione.

 

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