Guida definitiva alla fotografia still life

Guida definitiva alla fotografia still life

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Lo still life occupa una buona parte della mia attività di fotografo. È uno dei generi fotografici a più alta espansione, grazie soprattutto all’esplosione dei social e di internet.

Finalmente produttori e commercianti hanno capito come una foto fatta bene può permettergli di moltiplicare le proprie vendite.

Te ne accorgi tu stesso, quando compri online. Sei sempre attratto dalle foto migliori e questo ha una diretta conseguenza sulla tua decisione di acquisto.

Migliorare in questo genere fotografico può regalarti molte soddisfazioni e opportunità di lavoro. Attualmente i migliori fotografi di still life sono professionisti molto ricercati.

In questo articolo ti spiegherò quali sono i segreti per ottenere delle ottime fotografie di still life. Ti anticipo subito che l’esperienza è fondamentale. La buona notizia è che, per iniziare, puoi costruirti un set da still life con una spesa relativamente contenuta.

Ecco di cosa parleremo:

INDICE

Che cos’è la fotografia still life?


Foto di Garreth Paul su Unsplash

Tecnicamente, il termine “still life” vuol dire “natura morta”. Hai presente le nature morte della pittura? Cezanne, Manet, Renoir, Caravaggio, erano dei veri specialisti in questo genere pittorico.

Soprattutto Caravaggio, con il suo uso magistrale delle luci, è colui che più si avvicina alla natura morta in versione fotografica. Lo still life, appunto.

La fotografia still life ha una caratteristica ben precisa: è dedicata ad oggetti inanimati. Inoltre, se la pratichi per professione, ha lo scopo di contribuire alla vendita di prodotti.

Essa deve rispondere quindi alle esigenze di comunicazione dei clienti, in quanto le immagini vengono usate per trasmettere un messaggio, per rendere visibile un prodotto o un servizio, non solo a scopo puramente estetico.

Nella progettazione dello scatto devi domandarti in che maniera la fotografia di un prodotto può incrementare le sue vendite.

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Spesso dovrai decidere da subito che tipo di atteggiamento avere nei confronti del soggetto. Puoi cercare di descriverlo in maniera neutra, valorizzandone l’aspetto, oppure inserirlo in un’ambientazione creativa per evidenziarne le caratteristiche funzionali.

La fotografia pubblicitaria non deve sempre rappresentare la realtà, anzi spesso se ne deve separare, creando sogni, emozioni o suggerendo una nuova interpretazione del reale, come nella foto qui sotto.

Tutto in queste immagini deve essere perfetto, gradevole, idealizzato. Soprattutto bisogna evitare che il prodotto presenti difetti.

Sono quindi numerosi gli approcci che puoi seguire con lo stesso tipo di soggetto. L’importante è che esso sia adeguato al messaggio che il produttore vuole dare ai suoi clienti.

Le tue fotografie di still life devono presentare il prodotto ai potenziali clienti nella maniera più efficace possibile. Anche un oggetto banale deve essere reso speciale, come nella foto qui sotto.


Foto di Daniel Horvath su Unsplash

Di quale attrezzatura hai bisogno?

Quando parliamo di fotografia da studio, come è appunto quella still life, inevitabilmente abbiamo a che fare con sfondi, luci, treppiedi, eccetera.

Per cominciare, nel tuo kit base non devono mancare:

    • flash e/o luci continue,
    • ombrelli riflettenti,
    • ombrelli traslucidi,
    • pannelli riflettenti,
    • sfondo fotografico,
    • treppiedi
    • un tavolo.

Più avanti ti spiegherò nello specifico quali modelli acquistare. Inoltre, a seconda di ciò che dovrai fotografare, potranno servirti altri accessori, come gelatine o filtri.

La luce nella fotografia still life

Foto di Randy Fath su Unsplash

Nella stragrande maggioranza dei casi, nei set di scatto si utilizzano le luci artificiali (continue o flash).

La luce artificiale, rispetto a quella naturale, ha l’indubbio vantaggio di essere più controllabile. Grazie all’ausilio di faretti o flash, infatti, è possibile ottenere una grande precisione di illuminazione.

La luce artificiale, soprattutto, ti offre la possibilità di standardizzare il processo di scatto e consente di ottenere in tempi certi risultati di qualità costante e prevedibile.

Fa eccezione la food photography. Oggi si tende ad usare prevalentemente la luce naturale. Questo rende le fotografie ai piatti indubbiamente più “reali” e meno patinate. Trattandosi di cibo, può rivelarsi un fattore determinante per la buona riuscita dello scatto.

Foto di Szabo Viktor su Unsplash

Quali luci artificiali per la fotografia still life?

La fotografia still life di solito si occupa di oggetti di dimensioni piccole o medie, difficilmente più grandi di una persona, quindi consente l’utilizzo di una sala posa di piccole dimensioni. Infatti è sufficiente avere spazio per sistemare tre luci ai lati e dietro al soggetto a due o tre metri di distanza.

Sul mercato si trovano diversi tipi di luce artificiale studiati per la fotografia. Vediamoli uno alla volta.

Luci a incandescenza

Parliamo delle lampade al tungsteno che emettono una luce continua con temperatura colore pari a 3200K. La loro potenza non è molto elevata, producono molto calore e richiedono un notevole dispendio di energia elettrica. Per lavorare in studio dovrai avere lampade dalla potenza di almeno 800W.

Sono in commercio vari tipi di luci a incandescenza, di solito usate per le produzioni video. A seconda della marca e del modello integrano sistemi di raffreddamento e possono essere equipaggiate con degli accessori per modulare la luce.

Sono un’economica e pratica alternativa alle luci flash. La loro potenza luminosa, seppur bassa, è sufficiente per scattare con una macchina digitale, la loro temperatura colore consente un ottimo bilanciamento del bianco e una riproduzione fedele dei colori.

Lampeggiatori da studio

I lampeggiatori da studio sono delle lampade che emettono un rapido lampo luminoso (come i flash sulle fotocamere, solo realizzati appositamente per lo studio). Esistono due tipi di lampeggiatori da studio: i flash monotorcia e i generatori con le torce.

I monotorcia sono compatti, includono in un solo corpo i condensatori e la lampada luminosa, sono più economici dei generatori, ma hanno una minor potenza: dai 250W fino ai 1500W. Sono più pratici da trasportare.

I generatori hanno i condensatori separati dalle torce e trasmettono l’impulso elettrico a queste tramite cavi dedicati. Hanno una maggiore potenza, ve ne sono dai 1500W fino ai 6000W, sono più pesanti, ma hanno una maggiore varietà di tipi di torce, ad esempio la torcia spot e la torcia ad anello.

Tutti i tipi di flash da studio incorporano una lampada a incandescenza di bassa potenza, chiamata lampada pilota, per agevolare la messa a fuoco e permettere l’anteprima dell’effetto delle luci.

I flash dispongono di una vastissima gamma di accessori per modellare il fascio luminoso, ciò rende possibile qualsiasi tecnica di illuminazione in studio. La temperatura cromatica è di 5500K, la loro luce è costante e consente un’ottima riproduzione dei colori.

Lo svantaggio è che l’uso dei lampeggiatori risulta più complicato della luce continua. Il fotografo deve determinare manualmente l’esposizione con un apposito esposimetro flash esterno e non può usare gli automatismi d’esposizione della fotocamera.

Un kit di due o tre flash da 1000W, più un soft box e alcune parabole, è l’ideale per la foto di still life. Il maggior limite alla loro adozione è il prezzo elevato, che comunque nel tempo si è di molto abbassato, rendendo queste luci abbordabili per chiunque.

L’avvento sul mercato di nuove aziende, infatti, ha contribuito a far scendere sensibilmente i prezzi. Anche da parte di chi, sul mercato, aveva il dominio incontrastato.

Flash portatili a batteria

Un’alternativa ai flash da studio sono i flash hot shoe, cioè i piccoli flash con contatto a caldo.

Possono essere combinati con diversi accessori per modellare la luce, grazie anche agli adattatori che consentono di utilizzare quelli dei flash da studio, e hanno il vantaggio di essere comandati con sistemi wireless, che consentono l’esposizione automatica senza cavi.

Il fotografo non deve misurare nessun parametro, sarà l’automatismo TTL flash della fotocamera a sistemare esposizione e bilanciamento del bianco.

Sono abbastanza economici e l’unico neo che ne limita l’utilizzo in studio è la loro scarsa potenza, ma con i sensori digitali questo difetto è meno problematico.

Luci fluorescenti ad alte prestazioni

Sono tubi, di solito lunghi e di varie forme (come puoi vedere nell’immagine qui sopra), contenenti gas e sostanze fluorescenti (come i neon) che, al passaggio di corrente elettrica, producono una luce continua fredda, con temperatura colore di 5400K o 5000K. Sono luci prodotte appositamente per usi professionali, quindi prive di sfarfallio, ed hanno una grande costanza nella qualità del colore.

La loro potenza non è elevata, ma il loro consumo energetico è minimo e producono poco calore. Alcuni modelli possono dare una luce assai morbida, altri hanno la possibilità di modellare il fascio luminoso grazie agli accessori.

Le luci fluorescenti, pur non essendo versatili come i lampeggiatori, sono valide per i lavori in studio e consentono di allestire una sala posa completa con una spesa non eccessiva. Conviene acquistare lampade da almeno 500w di potenza.

Luci a led

Si tratta di luci continue, che producono poco calore e consumano poca energia, ma producono per ora poca potenza luminosa.

Sono disponibili già alcuni tipi di lampade a led appositamente progettati (come quelli nella figura qui sopra) per la fotografia, che forniscono una luce diffusa e intensa, utile per foto di oggetti di piccole dimensioni.

Hanno una temperatura colore che varia tra i 3200K e i 5500K e consentono un’ottima riproduzione dei colori. Sono abbastanza economiche e sicuramente rappresentano il futuro dell’illuminazione, anche se sono ancora poco potenti per essere utilizzate in studio su soggetti che non siano di piccole dimensioni.

Il tavolo da still life e il fondo

La qualità del fondo su cui appoggiare gli oggetti è di fondamentale importanza e spesso determina la buona riuscita di una foto (quando non vuoi realizzare uno scatto ambientato). Il fondale deve essere continuo, non deve presentare nessuno stacco visibile tra il primo piano e il fondo dell’inquadratura.

Per ottenere un fondale continuo basta semplicemente incurvare il fondale verso l’alto, dietro al soggetto.

Se il fondale è sufficientemente distante dal soggetto potrai colorarlo puntandoci contro una luce colorata.

Per le normali foto di catalogo a scopo descrittivo, scegli i fondali di colore chiaro che, oltre a facilitare la leggibilità del soggetto, rendono facile lo scontorno digitale. Il fondale bianco è adatto a quasi tutti i prodotti, si può ottenere facilmente con un cartoncino bianco o con un pezzo di stoffa.

Per evitare che il soggetto proietti fastidiose ombre sul fondo puoi impiegare come fondale una lastra di PVC opalino illuminata da dietro, oppure un tavolo luminoso. Le ombre saranno così schiarite (spesso completamente annullate) dalla luce bianca del fondo.

Puoi acquistare un tavolo da still life per usi fotografici come quello nella foto sopra. È già munito di pannello PVC e hai la possibilità di piegarlo in alto per creare un fondo continuo.

Anche il fondo nero è utile, infatti concentra l’attenzione dell’osservatore sul soggetto, ne mette in risalto i colori e ne facilita lo scontorno.

Per costruire un fondale nero che assorba veramente la luce utilizza delle stoffe di velluto oppure dei fogli adesivi di moquette nera. Questi ultimi, grazie alla trama della loro superficie garantiscono il giusto assorbimento della luce e minimizzano le ombre.

Ti sconsiglio invece i cartoncini neri: non garantiscono un sufficiente assorbimento della luce e possono addirittura generare fastidiosi riflessi.

Per i soggetti di grandi dimensioni puoi usare i fondali fotografici di stoffa di sei metri per tre. Per reggerli usa un’apposita asta telescopica retta da due stativi per le luci.

Se hai bisogno di cambiare continuamente colori e tipologia di sfondo, indirizzati verso i fondali di cartone a rotolo. Sono pratici ed economici. Fai solo attenzione quando li usi: essendo carta, tendono a rovinarsi con facilità. In questi casi, naturalmente, ti basta srotolare e sostituire la carta usurata.

Gli schemi di illuminazione nella fotografia still life

Ogni foto still life necessita di un’attenta pianificazione dell’illuminazione. Nella maggior parte dei casi, questa è realizzata per mezzo di fonti di luce artificiali, proprio come nei ritratti in studio per la fotografia di moda.

In questa sezione ti spiego quali sono i tipi di luce più utilizzati e come combinarli per ottenere il massimo dai tuoi scatti still life.

La luce principale

La luce principale è fondamentale per determinare l’effetto generale dell’immagine. Questa luce deve essere utilizzata come punto di riferimento per tutte le altre fonti di illuminazione.

Non sempre la luce principale è la più intensa, ma sicuramente è la più importante in quanto ha il compito di mettere in evidenza la parte più interessante del soggetto.

La sfida principale per un fotografo è di creare un’illuminazione artificiale che sia il più possibile simile alla percezione della luce naturale.

Per ottenere un effetto naturale devi simulare ombre che vengono proiettate in una sola direzione, proprio come avviene con la luce solare.

Avere due ombre nette e vicine può risultare innaturale e antiestetico. Per quanto riguarda la posizione della luce, una illuminazione alta e laterale a 45 gradi rispetto all’asse verticale del soggetto, imitando la posizione del sole, risulterà sempre naturale all’occhio umano.

In fotografia esistono fondamentalmente cinque tipi di luci, ognuno con uno specifico scopo.

Luce frontale

La luce frontale si verifica quando la fonte di luce si trova allineata con l’obiettivo della fotocamera. Questo tipo di illuminazione colpisce il soggetto frontalmente in modo diretto o indiretto.

Il contrasto luminoso è limitato, quindi l’immagine risulta piatta e non crea ombre che valorizzino la tridimensionalità del soggetto.

La luce frontale permette una fedele riproduzione cromatica della realtà, ma limita la profondità e la dimensione dell’immagine. Esempi di luce frontale sono i flash portatili montati sulla fotocamera o il flash anulare.

Luce laterale

In questo caso la sorgente di luce è posizionata su un lato rispetto all’obiettivo della fotocamera. Anche se l’illuminazione è ancora quasi frontale, le ombre diventano più profonde e il contrasto aumenta.

Questo tipo di illuminazione è molto popolare perché permette una buona riproduzione cromatica e mette in risalto la tridimensionalità del soggetto, mostrando i suoi dettagli e le sue forme.

Controluce

Qui la sorgente di luce è posizionata dietro il soggetto e proietta le ombre verso la fotocamera. In questo caso il contrasto del soggetto è elevato, rendendo l’immagine adatta per fotografare un soggetto in silhouette.

Se, invece, vuoi enfatizzare maggiormente la forma del soggetto, una leggera illuminazione di schiarita può essere utilizzata per aggiungere profondità.

Luce dall’alto

In questo caso la fonte di luce si trova sopra il soggetto. Questa posizione  è molto utile in fotografia poiché crea ombre che evidenziano le texture del soggetto.

Una softbox grande può essere utilizzata per illuminare in modo uniforme l’intero set e per schiarire le ombre.

Luce dal basso

La fonte di luce si trova sotto il soggetto. Si tratta di un’illuminazione innaturale, in quanto difficilmente in natura un soggetto riceve luce dal basso.

È una tecnica utilizzata raramente, tuttavia può essere utile per ottenere effetti di profondità o per eliminare le ombre su una superficie traslucida.

Morbidezza della luce

La luce che illumina il tuo set può essere dura oppure morbida, a seconda della sua intensità, ma anche della grandezza della fonte luminosa. In commercio esistono molti accessori in grado di mutare l’incidenza della luce sul tuo soggetto. Te li mostro nello specifico.

Luce diretta o concentrata

La luce diretta è prodotta da una lampada priva di filtri. È consuetudine concentrarla con l’uso di parabole di alluminio o con lenti fresnel. La lente di fresnel produce un fascio di luce che puoi focheggiare e quindi circoscrivere alla zona del set che vuoi illuminare.

Un faro spot produce un fascio di luce assai concentrato. Può addirittura proiettare forme, immagini, o un’ombra nitida che descriva perfettamente la silhouette del soggetto sul fondo.

Le parabole o i riflettori riducono l’ampiezza del fascio luminoso e consentono di illuminare zone più o meno ampie, a seconda della loro grandezza.

Comunque, la luce diretta delle parabole è sempre da evitare, poiché produce ombre troppo nette, è quindi sempre meglio diffondere leggermente il fascio luminoso con gelatine frost.

La luce diretta mette in risalto forme, rilievi e texture del soggetto, ma crea ombre nette e a volte fastidiosi riflessi.

Luce diffusa o indiretta

La luce diffusa si può ottenere in due modi:

  • illuminando il soggetto con la luce riflessa da una superficie opaca, magari bianca,
  • filtrando con una superficie traslucida il fascio di luce.

Esistono teli e pannelli diffusori appositi. Molto utili sono le gelatine frost, che a seconda della gradazione hanno un’effetto di diffusione più o meno marcato.

I fotografi professionisti si rivolgono solitamente agli ombrelli o alle softbox per creare questo tipo di luce. È molto amata perché produce ombre morbide, descrive bene i soggetti (nella foto qui sopra alcune varianti), illumina uniformemente, satura i colori, minimizza la texture, crea riflessi gradevoli (come puoi vedere nella foto qui sotto).

Le softbox moderne imitano la luce morbida avvolgente delle vetrate rivolte a nord usata negli studi di fotografia e pittura dell’800, ma se ne è fatto un abuso.

Proprio perché questa luce è adatta alla maggior parte delle situazioni nella fotografia still life, essa è diventata, insieme alla luce avvolgente dei Cubelite, la ciambella di salvataggio per tutti coloro che non sanno che tipo d’illuminazione utilizzare.

Quindi attenzione: è vero che l’illuminazione prodotta da un softbox non è quasi mai sbagliata. Ma se non la usi con criterio produce immagini banali.

Luce di schiarita o riempimento

La fotografia still life pubblicitaria deve descrivere bene l’oggetto fotografato, è quindi importante avere un’illuminazione che non lasci alcune parti del soggetto troppo scure o troppo chiare.

Decisa la fonte di luce principale, le ombre prodotte dalle altre luci devono essere eliminate o rese impercettibili e morbide, come quelle che si vedono in una giornata di sole stando all’aperto ma all’ombra.

Il compito della luce di schiarita è proprio quello di abbassare il contrasto, di rendere visibili i dettagli anche nelle ombre. Per questo scopo puoi utilizzare sia luci diffuse, che pannelli riflettenti, che specchi.

Come pannelli di schiarita possono essere utilizzati sia i pannelli di polistirolo espanso, sia gli appositi riflettori per uso fotografico di telo bianco o metallico, sia cartoncini ricoperti di carta stagnola (un esempio nella foto qui sotto).

Ovviamente, ciascun tipo di superficie produrrà un riflesso dalle caratteristiche diverse in termini di intensità, diffusione e colore della luce.

Il calcolo dell’esposizione

La giusta misurazione della quantità di luce è fondamentale per ottenere un’esposizione adeguata e per bilanciare in maniera corretta la potenza luminosa dei punti di luce.

Se usi le luci continue puoi sicuramente impiegare l’esposimetro integrato nella fotocamera, magari in modalità spot, puntando sulla parte del soggetto che ti interessa esporre correttamente e poi sulle luci e sulle ombre per valutare il contrasto.

Il livello di contrasto dipenderà dal risultato che vuoi ottenere. Ricordati però di mantenere un buon livello di dettaglio sia nelle luci che nelle ombre.

Per rendere più facile il calcolo dell’esposizione, sia al momento dello scatto sia in postproduzione, è una buon idea usare un target di riferimento. Ve ne sono tanti, di solito sono cartoncini con più campioni di colore, tra i più conosciuti il ColorChecker di X-Rite (lo puoi vedere qui sotto).

Esistono anche altri tipi di riferimento, come il braccialetto bianco White-Balance Target della Babel Color e i pannelli ripiegabili XpoBalance di Lastolite, con il bianco e il grigio medio.

Basterà inserire il riferimento nel primo scatto e poi lo potrai usare in postproduzione per valutare la giusta esposizione (per approfondire, L’esposizione perfetta passa per un cartoncino grigio). Devi usare il riferimento solo una volta ad ogni cambio di illuminazione.

Nonostante la precisione degli esposimetri integrati nelle macchine fotografiche, ti consiglio di usare un esposimetro esterno a luce incidente (nella figura qui sotto). Oltre ad essere preciso nella valutazione della luce è indispensabile per l’utilizzo delle luci flash.


Spostando il cupolino dell’esposimetro davanti alle zone del soggetto che ti interessano, misuri il rapporto tra luci e ombre per poi decidere l’esposizione.

Il bilanciamento del bianco

Il bilanciamento del bianco, così come l’esposizione, deve essere il più preciso possibile. Lavorando prevalentemente con luci artificiali, potrai avere il massimo controllo sul bilanciamento del bianco.

Le luci continue hanno sempre un bilanciamento del bianco dichiarato dal costruttore (solitamente sui 5000/5400 K). Le lampade alogene, invece, producono una luce più “calda” (intorno ai 3000 K).

Come punti di riferimento, prendi questi valori:

  • luce del sole a mezzogiorno: 5500 K
  • luce del sole all’alba o al tramonto: 2000 – 4500 K
  • sole e cielo terso: 6000 – 6500 K
  • cielo coperto: >6500 K
  • lampada ad incandescenza: 2800 – 3200 K
  • lampada ai vapori di mercurio: 3000 – 3500 K
  • lampade alogene: 3200 – 4300 K
  • lampade fluorescenti > 6000 K
  • flash: 5500.

Tieni presente che la misurazione corretta del bilanciamento del bianco ha una sua utilità se scatti esclusivamente nel formato JPEG. Se scatti in formato RAW, puoi correggere il bianco in postproduzione.

Se non ti è chiara questa differenza, leggi questo articolo: “Il formato RAW: creatività digitale all’ennesima potenza”.

La tenda di luce per l’illuminazione di catalogo

La tenda di di luce si ottiene circondando il soggetto su tutti i lati, tranne che sul lato dell’obiettivo, con stoffa traslucida, teli diffusori, carta da ingegnere o gelatine frost e poi disponendo le luci all’esterno della tenda.

Per ottenere una luce diffusa e omogenea che descriva bene il soggetto bastano di solito due o tre luci poste ai suoi lati e sopra di esso (come nella figura qui sotto).

Per conferire maggiore tridimensionalità al soggetto, riduci la potenza della luce di schiarita.

Questa tecnica d’illuminazione è semplice ed efficace per le foto di catalogo. Infatti essa descrive bene il soggetto producendo un’illuminazione omogenea con ombre morbide e tenui.

Inoltre, consente un’ottima riproduzione dei colori e la possibilità di controllare i riflessi.

L’esecuzione di questa tecnica, che prima era complessa e richiedeva materiali costosi, oggi è di molto semplificata. Infatti, esistono in commercio tende di stoffa traslucida, le più famose sono le Cubelite, con strutture autoreggenti (nella figura qui sotto), già pronte all’uso fotografico.

Si possono scegliere varie dimensioni e vari tipi a seconda della grandezza e della tipologia del soggetto, sono molto semplici da montare e consentono di ottenere ottimi risultati. Alcuni kit Cubelite vengono forniti già pronti all’uso, completi del fondale bianco in Pvc, del pannello riflettente e con un set di luci flash o ad incandescenza.

Una tenda di luce si può costruire anche con tre softbox di grosse dimensioni, di cui due posti frontalmente al soggetto, ai due lati della macchina fotografica e il terzo sospeso in alto sul soggetto tramite uno stativo a giraffa.

Oppure, puoi sistemare una softbox in alto e circondare il soggetto con pannelli di polistirolo espanso che riflettano la luce.

La tecnica della tenda di luce si presta a fotografare tutti i tipi di soggetto ma è indispensabile per i metalli lucidi.

Infatti, questi si comportano come degli specchi, riflettono tutta la luce invece di assorbirne una parte. Quindi bisogna illuminare la tenda di luce che li circonda in modo che riflettendola sembreranno illuminati.

In questo caso, conviene circondare interamente il soggetto e inserire la fotocamera attraverso un foro nella tenda per l’obiettivo. Per introdurre delle ombre che diano plasticità al soggetto s’inseriscono in alcuni punti dei cartoncini neri che, riflessi dalla superficie metallica, creano zone d’ombra.

La composizione è fondamentale

La fotografia di still life si è molto evoluta negli ultimi anni. Si è passati dalle classiche e impersonali immagini da catalogo, dove solo l’oggetto veniva mostrato in più angolazioni, a dei veri e propri set.

È la cosiddetta still life ambientata. Il prodotto da fotografare non è più da solo sul set, ma interagisce con altri oggetti e accessori, chiaramente a tema, per rafforzarne il messaggio.

Per esempio, nella food photography questa tecnica è molto utilizzata. Guarda la foto qui sotto.


Foto di Pablo Merchán Montes su Unsplash

Nella fotografia still life ambientata, quindi, una giusta composizione fotografica può rendere lo scatto decisamente più interessante e accattivante.

Su FotoComeFare abbiamo pubblicato molti articoli relativi alla composizione fotografica e anche un ebook. Nella fotografia still life, in particolare, la giusta combinazione di colori può dare una marcia in più ai tuoi scatti. Ti spiego come.

Conosci la scala dei colori complementari? Eccoti una grafica qui sotto.

Nella composizione fotografica, due colori opposti in questa scala offrono il massimo contrasto cromatico, quindi una forte sensazione di tensione. Al contrario, due colori adiacenti della scala danno vita ad un’immagine rassicurante.

Partendo da questo semplice presupposto, potrai comporre il tuo set in base al messaggio che vuoi trasmettere. Ad esempio nella food photography solitamente vengono usati colori “vicini” nella scala cromatica.

Foto di Mae Mu su Unsplash

Come ti ho spiegato sopra, infatti, questo dà vita ad una immagine rassicurante, che in scatti dedicati alla cucina sono un’ottima soluzione.

Ma dovresti tener conto della composizione fotografica anche quando sistemi gli oggetti sul tuo set. Infatti, puoi disporre i prodotti in modo che rispettino le regole della composizione, per dare alla scena maggiore enfasi.

La regola dei terzi è quella più semplice da applicare, ma non è l’unica. Anche linee e curve possono aiutarti a dirigere lo sguardo dell’osservatore verso il tuo soggetto principale.


Foto di Ariana Suárez su Unsplash

Nella foto sopra, la forchetta spinge lo sguardo verso la torta. Lo scatto è più equilibrato e l’immagine è più potente.

Se vuoi fare la differenza nella fotografia still life, presta particolare attenzione alla composizione fotografica. Se hai bisogno di un ripasso, in questi articoli potrai trovare le migliori regole da applicare:

Conclusioni

Imparare a realizzare ottime foto di still life può fare la differenza se pensi di vendere le tue foto. La fotografia di prodotti commerciali, infatti, è uno dei settori fotografici in più forte ascesa.

Naturalmente non puoi improvvisare. La fotografia still life presuppone una grande conoscenza delle luci, innanzitutto, ma anche della composizione.

Per cominciare costruisci un set a casa, con un kit minimo di almeno 3 luci. Inizia con le luci continue, per esempio dei faretti a led, e fai i tuoi primi esperimenti. Le luci continue sono più facili da gestire e, soprattutto, puoi valutare il risultato ancora prima di scattare.

Come soggetto utilizza un prodotto dalla forma regolare, come può essere una bottiglia o una scarpa. Questo ti aiuterà a capire meglio le conseguenze pratiche dei tuoi schemi di illuminazione.

Sui soggetti semplici, infatti, la luce si proietterà in maniera più prevedibile. Facendo poche prove, potrai arrivare in fretta allo schema di luce più adatto.

I soggetti più complessi sono quelli dalla forma irregolare, spigolosa o, peggio, fortemente riflettenti. I prodotti in assoluto più difficili da fotografare sono probabilmente i gioielli, proprio perchè accomunano tutte queste caratteristiche.

L’ultimo consiglio che posso darti è quello di guardare molte foto realizzate da professionisti dello still life. I cataloghi e i depliant pubblicitari sono un ottimo punto di partenza. Anche i siti aziendali possono essere eccellenti fonti di ispirazione.

Immediatamente scoprirai come ogni prodotto abbia una sua “prassi di scatto” utilizzata per le foto di catalogo. Ad esempio, per quanto riguarda le scarpe, solitamente vengono fotografate di lato e di 3/4, con un punto di ripresa leggermente alto. Difficilmente troverai scatti realizzati dall’alto, dal tacco o frontali.

Nella fotografia still life, soprattutto se finalizzata alla vendita di prodotti, il fine ultimo è sempre quello di esaltare il soggetto col minor numero di scatti possibile. Il motivo è facile da comprendere: si cerca di ottimizzare gli spazi di pubblicazione.

Col tempo e soprattutto con l’esperienza, sarai in grado di migliorare anche questo aspetto.

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