Avete mai implorato il meteo di darvi le le condizioni ottimali per le vostre immagini? Per il fotografo di vela solitamente questo vuol dire tanto vento e belle ondone, le cose si complicano di molto ma se riesci a non cadere in acqua, non “annegare” la tua attrezzatura e non soffri il mal di mare, i risultati possono essere molto interessanti. Eccomi accontentato.
Siamo a Porto Cervo, Campionato Mondiale di vela categoria TP52, un monotipo molto agguerrito sul quale gareggiano alcuni dei migliori professionisti del mondo.
Ovviamente i tempi di trasferta non sono mai ottimali: mi aspettano tre giorni di regate e sono appena sbarcato dal traghetto, devo andare direttamente all’imbarco. Nelle grandi manifestazioni sono previsti potenti gommoni riservati ai fotografi. Il trasferimento non è lunghissimo e ho un buon margine.
Ma… squilla il telefono ed una gentilissima voce dall’ufficio stampa mi invita a presentarmi all’imbarco alle 9 anzichè alle 11: ho giusto il tempo di rispondere ok che mi spiegano il motivo. E’ previsto un fortissimo vento di maestrale dalle 12 in poi, quindi regate anticipate per evitare problemi.
Arrivo dritto al porticciolo di Portocervo appena in tempo per raccogliere la cerata e saltare in barca. Mi trovo con altri tre colleghi e un driver molto competente: nonostante il mare non proprio rilassante il gommone è immenso e “super dotato” dal punto di vista dei motori, lo spazio per scattare non mancherà.
Il vento è già abbastanza sostenuto e subito dopo il via la difficoltà più grande è anticipare le barche per posizionarsi nel posto giusto. Si fanno veloci cavalcate per poi fermarsi, aprire i bauli stagni dove è riposta l’attrezzatura e scattare le foto.
Uno dei colleghi è lento e preoccupato per la sua attrezzatura (ma non lo sai che in mare ci si bagna?), creerà molte difficoltà fino a farci perdere le foto migliori quando il vento salirà decisamente. Ma intanto le occasioni son già interessanti.
Nell’immagine vedi Quantum Racing, imbarcazione americana che alla fine risulterà vincitrice della regata. Siamo di bolina stretta, la barca si inclina e tutto l’equipaggio si sporge sul bordo al vento per compensare.
L’immagine non è particolarmente spettacolare, non è un momento particolare ma semplicemente una fase di attesa prima della virata: lo si vede dal “relax” dei tre uomini con il cappello seduti in fondo alla fila dell’equipaggio. Ma quello che mi interessa sono i due uomini all’inizio della fila, quelli con gli occhiali: chi di voi ha mai sentito parlare del “punctum” teorizzato da Roland Barthes nel suo libro “Camera chiara”? Dateci un’occhiata, è un testo fondamentale (…un po’ faticoso da leggere!) per chiunque si interessi di fotografia.
Ebbene: il primo uomo è proprio l’ elemento verso cui mi spinge lo sguardo
i volti dell’equipaggio nello sforzo della regatail verso con la bocca denota l’impegno e il fastidio dovuto al vento in faccia; il secondo tipo con gli occhiali ha un certo ghigno sulle labbra che fa pensare che sia quasi in posa per i fotografi. Pur scattando con potenti teleobiettivi, i velisti son abituati ad avere i gommoni della stampa intorno, non è raro veder qualcuno che si “imposta” davanti all’obiettivo.
Questa foto è scattata con 70-200 e moltiplicatore 1,4, focale impostata all’incirca sui 250mm, iso 400, tempo di scatto 1/640 diaframma f/8.
Post-produzione
Il raw iniziale
Subito un bel taglio: notate che la sequenza cronologica delle operazioni seguirà precisamente la disposizione degli strumneti e dei pannelli di Lightroom
rivedo l’inquadratura per avvicinare e ingrandire: così l’attenzione arriva più facilmente sui volti dell’equipaggioEcco il risultato dopo il pannello base
…un leggero intervento nel pannello “curva di viraggio”
Pannello HSL:
Le zone su cui intervengo con il pennello: abbasso l’esposizione,aumento la chiarezza e tolgo saturazione. La mia memoria mi riporta ad un mare scuro e minaccioso, ecco perché questo intervento.
Ecco un particolare al 100% del prima/dopo l’ottimizzazione, nel frattempo ho anche applicato un po’ di riduzione del rumore: il file scattato a 400 iso viene da una vecchia Canon d20…anche troppo!
Una domanda
Ora sono curioso di sapere: quale è lo stress maggiore a cui avete sottoposto la vostra attrezzatura?
Io ho sperimentato che i corpi macchina moderni, anche quelli non tropicalizzati, son molto più robusti all’acqua di quel che si possa immaginare, ma…non fate test troppo approfonditi!