Ciò che inquieta… Ispira.

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Da qualche tempo vado alla ricerca di luoghi abbandonati e dimenticati, sperduti o semplicemente ignorati. A maggio del 2013 ho organizzato una spedizione solitaria a Consonno (Lecco) detta anche “Città dei Balocchi” (l’idea nacque dal Conte Mario Bagno, negli anni ’60, che decise di creare una piccola “Las Vegas” nelle terre di Brianza ).

Il borgo è ora in decadenza, vittima di vandalismi soprattutto in seguito all’imponente rave party “summer alliance” organizzato nel luglio del 2006. Un sabato pomeriggio, zaino in spalla e tante idee per la testa, ho deciso di far visita a questa città abbandonata.

Sono arrivata più tardi del previsto (la strada principale era sbarrata costringendomi a percorrere circa 3km in salita a piedi) ed il tempo iniziava a volgere al peggio. Nuvoloni neri si addensavano sopra quel rudere silenzioso. Non c’era nessuno.

Ammetto di aver avuto un po’ di paura, ma alla fine la voglia di creare ha vinto. Ho fatto un rapido giro di perlustrazione fotografando lo stato del luogo, quando ad un certo punto ho avuto un’illuminazione, perché non sfruttare il pesante cavalletto che mi ero portata in spalla per chilometri in salita? 

Da qualche tempo avevo sentito parlare di “ritratto creativo”, a riguardo ho anche letto il libro della fotografa Natalie Dybisz intitolato appunto Creative Portrait Photography. I luoghi mi sembravano adatti, l’atmosfera pure, era il momento ideale.

Le Foto

Per il primo esperimento ho posizionato la macchina fotografica sul cavalletto all’altezza di circa 140 cm, più o meno l’altezza delle mie spalle. Ho impostato la macchina in manuale regolando gli ISO al minimo consentito dalla mia macchina (sulla Nikon D7000, ISO 100), ho fatto diverse prove con tempi che variavano da 3 a 5 secondi. Ho dovuto chiudere al massimo il diaframma (f32) perché la prima stanza scelta era molto luminosa.

Il primo scatto l’ho fatto con il Sigma 28-70 f2.8 impostato su 28mm. Essendo un autoscatto, e non essendo provvista di telecomando a distanza, ho dovuto impostare un ritardo di 10 secondi sullo scatto.

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Creative Commons Attribution 2.0 Generic License  by  MadEly87 

La mia ricerca creativa però non era completa. Su FotoComeFare.com avevo visto un video in cui si commentava l’autoscatto di un runner in cui era stato ottenuto un effetto di trasparenza tramite l’ausilio del flash in combinazione con i tempi molto lenti (lo trovi qui).

Ero tentata. Ho perciò cercato un luogo molto buio che mi permettesse di accentuare questo effetto creativo mai provato prima. Dopo aver trovato un corridoio la cui unica fonte di luce veniva dal fondo, ho posizionato la macchina fotografica sul cavalletto all’altezza circa di 70 cm pensando che un punto di vista più basso potesse essere più interessante.

Ho lasciato la macchina fotografica a ISO 100 ma, essendo il luogo molto più buio, ho aumentato il tempo a 10 secondi e aperto il diaframma a f8. A ciò ho abbinato il flash esterno, montato sull’apposita slitta, impostandolo in modalità “slow rear”.

Infine, per enfatizzare ancora di più l’angusto corridoio in cui mi trovavo, ho montato il grandangolo Sigma 10-20 f4-5.6 impostato su 10mm. L’effetto ottenuto, dopo un paio di scatti di prova, è strabiliante. Ho ottenuto esattamente la trasparenza che cercavo. Per far ciò, contrariamente alla foto fatta in precedenza, sono dovuta rimanere il più immobile possibile nella mia posizione.

This is ME by MadEly87, on Flickr
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Esaltata dal risultato ottenuto non sono più riuscita a fermarmi. Ho continuato la mia esplorazione in cerca di altre stanze e mi sono soffermata su un piccolo e angusto “dimenticatoio” dove sembrava venisse gettato tutto ciò che ormai non era più utile o desiderato.

Da una piccola finestra filtrava un po’ di luce così ho iniziato a preparare la macchina sul cavalletto come prima, quando, mettendomi la mano in tasca, scopro di aver portato con me una piccola luce di quelle che usano i runner per farsi vedere al buio. Sì è illuminata la lampadina della mia creatività ed ho pensato di fondere la tecnica della trasparenza a quella del light painting.

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Per questa foto ho alzato gli ISO a 200 (nonostante non sembri, la stanza era quasi totalmente buia, la luce ormai iniziava a scarseggiare e quella che filtrava dalla finestra era molto debole), ho impostato un tempo di 5 secondi e il diaframma a f22. Ovviamente ho dovuto fare diversi tentativi per trovare la giusta combinazione, ogni stanza era diversa costringendomi a ricalcolare ogni volta tempi e diaframmi. Anche qui ho usato il flash esterno montato sulla slitta ed impostato su “slow rear”.

Do you see me? by MadEly87, on Flickr
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Il tempo stringeva ed io sentivo di non aver ancora finito la mia ricerca. Stavo per gettare la spugna e rassegnarmi a tornare a casa senza lo scatto perfetto quando, sbagliando strada, mi sono ritrovata davanti ad una grande stanza piena di detriti e graffiti.

Ho posizionato la macchina sul cavalletto, il Sigma 10-20 era già montato dalle foto precedenti e ho deciso di lasciarlo per accentuare lo spazio. Ho abbassato gli ISO a 100 (infatti una parete della stanza, quella da cui sono entrata, era totalmente abbattuta con quindi un maggior apporto di luce) ed anche qui ho fatto diversi tentativi per trovare la combinazione tempo/diaframma. La foto è stata scattata a f22 con un tempo di 8 secondi e con flash “slow rear”.

The Demon Inside ME by MadEly87, on Flickr
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Non so bene perché io abbia deciso di dare questo movimento alla foto, in quel momento non avevo in mente niente di preciso, ma poi, riguardandola a casa, mi sono accorta che, tra tutte le foto, questa era quella più carica di emozioni e significati. E’ come se, dentro di me, ci fosse qualcosa, una forza esplosiva che, in quel momento, è sfuggita al mio controllo.

La Post Produzione

La post produzione è stato un momento molto delicato, volevo che le mie foto fossero cariche e che suscitassero un sentimento di straniamento. 

Tornata a casa la sera ho faticato a prendere sonno a causa di una vaga ed inspiegabile inquietudine, ma è stata proprio questa emozione ad ispirare la lavorazione delle mie foto.

Tutte le foto sono state elaborate con Lightroom 4 e la linea generale è stata l’idea di drammatizzare secondo la tecnica Dragan ((deriva dal fotografo Andrzej Dragan e consiste nell’esasperazione di chiarezza e contrasto)

  • Contrasto +100
  • Chiarezza +100
  • Luci -100
  • Ombre +100
  • Vividezza +100
  • Saturazione -80
  • Bianchi e Neri regolabili a piacere secondo le situazioni

Ovviamente i parametri non sono universali, a seconda delle situazioni di luce in cui viene scattata la foto possono variare e seguono soprattutto il gusto personale del fotografo. Allee foto 1 – 2 e 5 infatti ho aggiunto un gioco di colore: nel momento in cui le ho scattate (nel tardo pomeriggio di un sabato tendente al temporalesco) la luce sembrava blu, tutto attorno a me si rifletteva freddezza ed è questa la sensazione che ho voluto dare anche in post produzione variando la temperatura colore.

In realtà non sapevo bene cosa sarebbe nato da questa mia gita solitaria, sono partita con la sola idea di documentare il degrado del luogo; solo dopo ho pensato che avrei potuto provare a creare dei ritratti ambientati decisamente inconsueti. La tecnica Dragan (che avevo scoperto solo qualche settimana prima) è stata la naturale conseguenza di questo percorso.
E’ a Consonno che è davvero nato il mio stile: in quel giorno vagamente temporalesco, in quei luoghi lasciati a morire dimenticati dal mondo, in quell’inquietudine così insistente da togliermi il sonno. Lì è nata la fotografa che sono oggi e che spero continuerò ad essere.

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