Questo articolo serve a smentire quello che ho scritto pochi articoli fa. Ma non è una rettifica. Serve a guardare il problema da un altro punto di vista e a fare qualche osservazione un po’ più scientifica.
Parlo dell’articolo Che rapporto c’è tra lunghezza focale e prospettiva?
In quell’occasione, attraverso un confronto tra foto dello stesso soggetto scattate a lunghezze focali diverse, avevamo visto e compreso l’effetto di compressione legato alle focali tele e la dilatazione degli spazi legata alle focali grandangolari.
In questo articolo invece, vediamo come compressione e dilatazione (forse sarebbe meglio dire espansione) dipendano unicamente dalla distanza dal soggetto e non da qualche magica proprietà delle lenti.
L’aspetto fondamentale: la distanza dal soggetto
Alla fine del precedente articolo, avevo già preannunciato come le osservazioni su compressione ed espansione valgano solo mantenendo costanti le dimensioni del soggetto in primo piano (si potrebbe generalizzare a qualsiasi oggetto nella scena).
Se si vogliono mantenere queste dimensioni costanti, man mano che si aumenta la lunghezza focale è necessario allontanarsi dal soggetto. Viceversa, quando si riduce la lunghezza focale è necessaria avvicinarsi. Ed è esattamente quello che ho fatto per ottenere le foto usate nel precedente articolo.
Ma cosa succede invece se la distanza rimane costante e ci limitiamo a cambiare lunghezza focale?
Ho provato a scattare alcune foto di una scena creata ad hoc per vedere cosa succede:
Foto scattata a 18mm | |
Foto scattata a 50mm | |
Foto scattata a 70mm |
Le foto sono state scattate dalla stessa posizione, con la fotocamera su un treppiede, modificando solo la lunghezza focale.
Essendo fissata la distanza e tutte le altre variabili, possiamo valutare se sia la lunghezza focale da sola a determinare distorsioni prospettiche. Per verificare questo aspetto ho ritagliato da ciascuna foto un riquadro comprendente le pile, in maniera da avere le pile della stessa dimensione. Qui sotto il risultato.
Ritaglio a 18mm | |
Ritaglio a 50mm | |
Ritaglio a 70mm |
Il risultato per me è stato sconvolgente, la prima volta che l’ho visto.
Cambiando lunghezza focale ma non distanza, l’effetto prospettico rimane lo stesso (a parte qualche piccola imprecisione nel ritaglio).
Da moltissime fonti avevo letto invece il contrario, proprio come ho scritto nel precedente articolo.
Come ultima riprova, guarda come sarebbero apparse due foto scattate alla stessa scena cercando di mantenere la dimensione della pila in primo piano costanti:
Foto scattata a 18mm | |
Foto scattata a 70mm |
Analogamente all’articolo precedete, si nota come la distanza tra le pile sembri dilatata, espansa nel primo caso e compressa nel secondo.
Qual è la spiegazione?
Il fenomeno che si verifica è lo stesso che possiamo apprezzare a occhio nudo.
Osservando un monte da lontano, possiamo contenerlo tra la punta dell’indice e del pollice. Invece, se prendiamo l’auto e raggiungiamo le pendici del monte, non riusciremo nemmeno ad abbracciarlo interamente con lo sguardo. L’oggetto più vicino ci sembra più grande.
Ciò avviene anche cambiando lunghezza focale. Le lunghezze più elevate ingrandiscono i soggetti, le lunghezze più ridotte invece li rimpiccioliscono. Quindi per vederli grandi, nel secondo caso dobbiamo avvicinarci noi, aumentando la sproporzione rispetto agli oggetti più lontani, a causa dell’effetto prospettico.
Ma perché l’inganno della compressione ed espansione?
Non si tratta di un inganno, si tratta solamente di un uso non scientifico delle parole.
Se leggerai di questo argomento da altre fonti, troverai sicuramente qualche snob che dall’alto della sua sapienza ti svelerà che la lunghezza focale non altera la prospettiva. E avrà ragione (a parte lo snobismo).
Al contempo, però, una volta imparata la verità possiamo anche trascurarla. Conoscere questi aspetti ci serve principalmente a scegliere in maniera più ragionata la lunghezza focale migliore -e quindi l’obiettivo migliore- da usare in una foto.
Un esempio consueto è quello dei ritratti. Quando vuoi ritrarre un volto in maniera che occupi l’intera foto, se usi una lunghezza focale di 18 mm, ad esempio, devi avvicinarti tantissimo. L’effetto che otterrai sarà una spiacevole espansione dei tratti del volto, con il caratteristico “effetto nasone”.
Allora, grazie a quello che hai imparato da questo articolo e dal precedente, sai che devi allontanarti e scegliere una lunghezza focale molto più spinta, affinché il viso del soggetto occupi la stessa porzione di scena.
In questo modo i tratti risulteranno più compressi e molto, molto più piacevoli. Infatti, la lunghezza focale tradizionalmente consigliata per i ritratti è di 85mm (come nella foto qui sotto).
Al contrario, per far apparire un oggetto sproporzionatamente più grande di un altro ti devi avvicinare. Avvicinandoti con un tele, l’oggetto occuperebbe una porzione troppo grande dell’inquadratura. Allora devi usare un grandangolare per includere il secondo oggetto.
Tutto chiaro? Se hai ancora dei dubbi, non esitare a condividerli con un commento.