Nel momento in cui scelsi che macchina da comprare lo feci anche in funzione delle possibili combinazioni fotocamera/obiettivo offerte dal mercato. Mi ero reso conto che il classico 18-55 che davano tutti mi avrebbe stufato presto e allora cercai qualcosa in più.
Ovviamente, però, mi stavo basando esclusivamente su ciò che mi diceva la gente o su quello che leggevo su internet. Quindi non avevo ero realmente conscio di cosa mi avrebbe apportato avere un obiettivo piuttosto che un altro.
Iniziai con il mio 18-200 senza sapere che foto avrei scattato con 18 mm e che differenze ci sarebbero realmente state se l’avessi fatta a 100 o 200. Dopo un po’ assimilai i concetti di compressione delle distanze.
Passava il tempo, scattavo sempre più e, a poco a poco, riuscii a dominare diverse situazioni. Potevo, per esempio, comprimere o dilatare la percezione delle distanze tra gli oggetti. Dopo qualche mese affinai la tecnica ancora di più, riuscendo a fare qualcosa che per me era sbalorditivo: modificare, grazie allo zoom, i connotati di una persona!
Quando si scatta con una distanza focale bassa, le distanze sono dilatate. Aumentandola, questa distanza si riduce sempre più.
Per esempio, prova a fare una foto da vicino, ad una ragazza, a 18 mm. Poi allontanati e falla a 150 mm. Vedrai gli occhi e gli zigomi meno pronunciati e meno deformati che nel primo caso. Quando imparai a fare una roba del genere mi sono sentito un mago della fotografia…
Tutto questo discorso ovviamente non è stato fatto solo per raccontarti le mie sconvolgenti scoperte. È stato fatto per dirti che, se il tuo primo obiettivo copre delle distanze “nella media”, se hai voglia di provare qualcosa di nuovo, probabilmente dovresti orientarti su distanze più “estreme” proprio per provare a dominare nuove tecniche.
Ma io, come primo obiettivo avevo già focali fino a 200… Questo mi ha avvantaggiato per tre ragioni.
La prima economica, visto che ho saltato il punto in cui si passa dal 18-55 ad un qualsiasi altro obiettivo risparmiando soldi e tempo. La seconda è che, da subito, ho potuto giocare con molte focali provando e capendo molte cose, quindi ho guadagnato del tempo. La terza è la comodità, perché se avessi avuto un 18-55 e, successivamente, ne avessi comprato un altro, avrei dovuto star sempre lì a cambiare obiettivo e questo, soprattutto in vacanza (e con la gente che si lamenta), è un ulteriore rottura di scatole. Ma, inoltre, mi ha permesso di vivere la ricerca del secondo obiettivo da un altro punto di vista.
Quando decisi di migliorare il mio equipaggiamento mi misi a pensare a cosa davvero fosse necessario. Avevo bisogno di un obiettivo di miglior qualità, ma che coprisse le stesse distanze che già avevo (o almeno in parte)?
Quando vidi i prezzi degli obiettivi che potessero migliorare significativamente le mie foto decisi che non ero ancora abbastanza “esperto” per spendere quei soldi!
L’altra opzione era aumentare uno degli estremi delle distanze focali disponibili, ma da che lato? Distanze maggiori di 200 mm? Per fare cosa, mi chiesi. Immagino che, se si devono fotografare situazioni particolari in cui il soggetto è davvero lontano sono necessarie. Ma in questo caso parliamo di prezzi molto alti, almeno per aumentare il rango significativamente.
Pensai a qual’era il mio più grande bisogno. Con il mio obiettivo riuscivo ormai a fare quasi tutto e a non rosicare più per non avere la reale possibilità di fare certi tipi di foto, ma c’era una cosa che desideravo da tempo: volevo un angolo visivo ancora più grande! Sempre più grande! La soluzione era scendere al di sotto dei 18 mm.
Mi misi a guardare su internet esempi di foto scattate a 10 mm. Paesaggi urbani e naturali… ne rimasi innamorato. Uno di quegli obiettivi doveva essere mio!
La ricerca non durò molto. Una volta scartati gli obiettivi dai prezzi proibitivi, dovevo scegliere tra 3 o 4 elementi. Alla fine optai per quello che, secondo me, aveva il miglior rapporto qualità prezzo, cioè il Sigma 10-20.
Adesso, quando posso scattare a 10 mm, sono davvero felice!